Garante privacy ovvero la tragedia della solitudine digitale, sfida con l’oppressiva egemonia degli Over The Top

dI Vincenzo Vita
Pubblicato il 16 Luglio 2023 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA
Garante privacy ovvero la tragedia della solitudine digitale, sfida con l’oppressiva egemonia degli Over The Top. Nella foto il garante Pasquale Stanzione

Garante privacy ovvero la tragedia della solitudine digitale, sfida con l’oppressiva egemonia degli Over The Top. Nella foto il garante Pasquale Stanzione

Garante privacy ovvero la tragedia della solitudine digitale, constata Vincenzo Vita in questo articolo pubblicato anche sul Manifesto.

Lo scorso giovedì 6 luglio si è tenuta la relazione annuale del presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali Pasquale Stanzione.

Il titolo del testo è appropriato e denso di riferimenti impliciti: «Il potere dell’innovazione e la solitudine digitale».

Lo svolgimento del discorso va ben al di là di un mero bilancio dell’attività svolta, peraltro segnata dall’anno terribile dello strapotere delle Big Tech e del corpo a corpo ormai evidente tra umano e post-umano con Chat Gpt.

Proprio il condensato degli eventi ha spostato il baricentro: nuovi individualismi e crescenti solitudini esistenziali, dentro la morsa dell’intelligenza artificiale e del consumo indotto di tecnologie che mascherano di onnipotenza un io condannato ad un’inesorabile solitudine.

Le soggettività, coinvolte nel mercimonio dei dati con un baratto tra la propria libertà e un presunto guadagno economico, sono sottomesse ad un vero e proprio totalitarismo digitale. Apparati tecnologici (dal riconoscimento facciale, all’utilizzo dei dispositivi di controllo in computer e smartphone, fino ai sistemi di lettura del pensiero o delle emozioni) sempre più proprietari ed opachi, sono in una relazione oppressiva con persone private di ogni riservatezza.

Quest’ultima ha poco a che fare con la mera tutela della vita privata, andando a incrociarsi con le tendenze modernissime del capitalismo delle piattaforme e alle iniquità travolgenti del plusvalore estrattivo o predatorio.

La dittatura degli algoritmi comporta la coartazione delle coscienze (pensiamo al caso di Cambridge Analytica e alla truffaldina influenza sulle elezioni) e una dinamica inquietante. Qui Stanzione accenna ad una questione enorme, vale a dire la scomparsa dell’«Altro», mentre l’epifania dei social sta nella creazione di opposte inossidabili tifoserie senza alcuna disponibilità all’ascolto.

Ne derivano conseguenze persino criminose, come -purtroppo- anche recenti vicende di cronaca ci hanno mostrato. La ricerca spasmodica, drogata di like e di visualizzazioni di orrende prove estreme su youtube dagli esiti mortali, è la tragedia contemporanea nella vita delle generazioni native digitali passate dal Grande Fratello all’esibizionismo forse da lì mutuato in un battere di click.

La solitudine è la condizione prima della totale sottomissione, recita la relazione, citando Michel Foucault (ma Stanzione ha fatto il ’68?).

Insomma, il Garante si pone obiettivi elevati, che assegnano un ruolo di rilievo ad un ufficio ricco di competenze, come volle dal suo nascere il compianto Stefano Rodotà. Quel marchio è rimasto indelebile e fu già valorizzato dal predecessore Antonello Soro.

La sfida è con l’oppressiva egemonia degli Over The Top, in cui la problematica della privacy rivista e aggiornata ha una funzione determinante.

Il vento, comunque, sta girando: in Europa, dopo l’ondata ultraliberista degli anni passati, qualcosa accade: il Regolamento sull’intelligenza artificiale, Il Digital Services Act, il Digital Services Act, il Data Act, multe e sanzioni hanno segnato un cambiamento di paradigma.

La ghiotta deregulation iniziata verso la fine del secolo scorso lascia il posto ad una maggiore cautela verso gli utenti e a una qualche risposta allo strapotere degli oligarchi. E su tale punto l’idillio tra Europa e Stati Uniti è un tiro alle fune continuo.

Stanzione se la cava un po’ frettolosamente indicando una terza via tra Usa e Cina, ma la vicenda non è risolvibile con uno slogan.

In simile contesto si collocano gli elementi della pratica quotidiana raccolti dalla relazione: 1351 segnalazioni per violazione dei dati personali; 9.218 reclami; 442 provvedimenti collegiali; 4.618 casi trattati dal Centro nazionale per il contrasto della pedofilia online relativi all’orrendo reato.

E altro ancora: sulle intercettazioni e il diritto all’informazione, sulla tutela della salute, sulla cybersicurezza, e così via.

Un cenno non retorico è contenuto sulla geometrica espansione in Ucraina della guerra informatica, con jet a guida autonoma e droni kamikaze. Pazza idea.