Appaltopoli, Bondi scrive a Napolitano: “Su di me solo menzogne, come posso difendermi?”

Pubblicato il 22 Maggio 2010 - 16:15| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Sandro Bondi

Il ministro dei beni culturali e coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, scrive una lettera per difedersi, per dire che le accuse che lo hanno riguardato in questi ultimi giorni nell’ambito dell’inchiesta su appaltopoli sono “solo menzogne”. La lettere è indirizzata al Presidente della Repubblica, a quello del Senato e al presidente del Consiglio. Non c’è, invece, nessun riferimento al presidente della Camera, Gianfranco Fini. Con una nota in serata il ministro sottolinea di non averla mandata anche a Fini perché “ho creduto fosse doveroso e corretto rivolgermi al Presidente della camera a cui appartengo e cioè il Senato”. Poi ha però deciso di mandarla anche al cofondatore del Pdl per confutare ogni dubbio sul significato politico di questa mancanza.

La lettera. Bondi ripercorre minuziosamente i termini della vicenda che lo vede sulle cronache di questi giorni, parla di un “fenomeno e meccanismo già visto all’opera, già conosciuto nel passato” per rilevare che “sappiamo che non ha condotto a nessun autentico cambiamento della società italiana” ma anzi “spesso ha condotto a gravi ingiustizie e a veri e propri drammi umani”.

“Spero che ciò non si ripeta ancora – dice a Napolitano, Schifani e Berlusconi – perche’ dimostrerebbe che il nostro Paese non e’ capace di rinnovarsi senza fuoriuscire dalle regole, senza passare attraverso la ricerca di capri espiatori, che non solo contrasta con il senso di giustizia, ma che alla fine si rivela un male peggiore di quello che si vorrebbe estirpare. Per queste ragioni mi sono rivolto a Voi, nella speranza che il mio caso, che e’ piccola cosa ma vive drammaticamente in me, possa suscitare qualche interrogativo prima che non sia troppo tardi”.

“Sono costretto a rivolgermi ai più alti rappresentati delle istituzioni  -scrive Bondi – in qualità di senatore e di ministro della Repubblica, in maniera inusuale me ne rendo ben conto, ma sotto l’urgenza di insinuazioni e di accuse che da settimane mi vengono formulate dai mezzi di comunicazione senza che io possa in alcun modo tutelare la mia onesta’ e difendermi secondo i diritti che spettano ad ogni cittadino in uno Stato civile”.

“Riepilogo – si legge – brevemente i fatti che mi riguardano. Domenica 9 maggio il Corriere della Sera titolava in prima pagina: ‘Bondi e quell’appalto alla cricca’ a proposito della vicenda riguardante gli Uffizi, riportando la notizia falsa secondo cui avrei nominato il direttore dei lavori, nomina che invece spettava al Commissario e della quale non sono stato mai informato. Successivamente, il 15 maggio, La Stampa in un ampio articolo citava ripetutamente il mio nome associandolo ad inchieste in corso, di cui non ho alcuna notizia, con tanto di riferimenti a supposte informative della Guardia di Finanza, di una mia ‘posizione critica’ e di presunti ‘comportamenti illegali’ a mio carico. E’ di ieri poi un ampio articolo del quotidiano Libero, in cui vengo ad apprendere che il mio nome figurerebbe addirittura in un’inchiesta su movimenti bancari transitati per una filiale di Unicredit in Lussemburgo. Cito il titolo dell’articolo di Libero: ‘Case e bustarelle: i ministri in ballo. L’architetto della cricca fa i nomi di Matteoli e Bondi e degli ex Lunardi e Scajola. Per i primi tre non si parla di appartamenti ma di movimenti bancari su una filiale di Unicredit in Lussemburgo. E non sono indagati'”.

“Sempre nella giornata di ieri – prosegue Bondi nella lettera aperta – dopo la pubblicazione degli articoli da parte di Libero, Il Fatto e altri, l’Ansa alle ore 13 e 46 batte una notizia da Perugia, proveniente, secondo la stessa agenzia, da ‘ambienti investigativi’, nella quale si legge che: ‘Nessun riferimento ai ministri Altero Matteoli e Sandro Bondi appare nell’inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi in corso a Perugia. Agli atti non ci sono, infatti, documenti o atti investigativi nei quali si faccia il nome di Matteoli e Bondi. Anche l’architetto Angelo Zampolini, sentito nei giorni scorsi dai pm di Perugia, non ha fatto alcun riferimento ai due ministri. Circostanza confermata da piu’ fonti’. Poco piu’ tardi anche il legale di Angelo Zampolini, l’avv. Grazia Volo, precisa che il proprio assistito ‘non e’ stato neanche interrogato su questioni relative ai ministri Matteoli e Bondi. Quindi non poteva fornire risposte a domande che non gli sono state fatte. A nome di Zampolini, aggiunge, intendo precisare che le notizie uscite sul Fatto Quotidiano e su Libero non corrispondono a realta”.

“Oggi – prosegue – nuova puntata. Il quotidiano Libero, in particolare, incurante delle smentite sopra citate, una delle quali riferita ad ‘ambienti investigativi’, e non rettificate da alcuno, da una parte nega ciò che ha scritto il giorno prima con caratteri cubitali, e cioè di aver ‘sostenuto che il responsabile dei beni culturali avesse un conto all’estero o che la cricca gli avesse fatto un bonifico passando per una banca del Lussemburgo’, e, dall’altra, tuttavia, continua a scrivere che ‘il nome di Bondi esce da due filoni dell’inchiesta che sono stati trasmessi a Perugia dalle procure di Roma e Firenze e che, su questi aspetti, i pm umbri stanno lavorando con i dovuti accertamenti’. Il quotidiano Libero, inoltre, scrive che ‘Matteoli e Lunardi (come Bondi e Scajola) non sono indagati, ma i pm non possono sottovalutare i legami che starebbero venendo allo scoperto tra loro e l’imprenditore in attesa di giudizio per l’accusa di corruzione. Ad avvalorare quello che per ora non è nulla di più di un ‘pesante sospetto su cui lavorare’ ci sono fatture, appunti, agende, rubriche e altro materiale sequestrato nel corso degli arresti di tre mesi fa e che adesso iniziano ad essere esaminati dalle procure del centro italia’”.

“Come si vede – rileva dunque il coordinatore Pdl – sono esposto da più di una settimana, e chissà quanto ancora continuerà questo incivile e violento trattamento, ad ogni genere di supposizioni, di sospetti, di insinuazioni e di vere e proprie diffamazioni, senza che io possa in alcun modo difendermi”. “Sospendo ogni giudizio – osserva – sulla correttezza e sulla deontologia professionale di quotidiani e di giornalisti, compresi quelli che sono considerati di centrodestra. Saranno chiamati nei prossimi giorni a renderne conto in una sede giudiziaria. Non chiedo privilegi o immunità. Chiedo soltanto il rispetto della mia persona prima ancora che del mio ruolo politico e istituzionale. Mi domando e Vi domando: come puo’ una persona tutelarsi da questo fango, da queste brutali insinuazioni? Come puo’ una persona difendersi da accuse fatte circolare e continuamente alimentate dal circuito mediatico senza avere la possibilità di far valere i propri diritti di cittadino, esposto al pubblico ludibrio e alla disapprovazione morale e politica prima ancora che a qualsiasi verifica e esame giudiziario? Come è possibile rimanere integri, anche fisicamente, quando ogni giorno il proprio nome viene associato ad ogni genere di supposizioni senza alcuna verifica e controllo di attendibilita’ delle stesse notizie che vengono propalate?”.

“Credo ancora in un libero giornalismo che contribuisca alla denuncia dei mali del Paese e degli eventuali reati compiuti anche dalla classe politica, attraverso pero’ una scrupolosa ed attenta indagine sulle fonti di informazioni e sul rispetto della persona, che e’ un valore tutelato dalla nostra Costituzione. Io credo ancora in una giustizia che persegua i reati, quando vengono accertati, e punisca severamente i colpevoli, con tutte le garanzie previste dallo Stato di diritto. Cosi’ come credo ancora – scrive Bondi – in una democrazia capace di emendarsi e di rinnovarsi senza ricorrere alla gogna mediatica, alla punizione anticipata e preventiva di coloro che hanno la disavventura di entrare nel tritacarne mediatico-giudiziario, senza neppure che si attenda il responso delle indagini e dei processi e senza addirittura sapere se esistano o meno procedimenti penali a carico della persona oggetto di tali gravi insinuazioni”.

“Questo fenomeno e questo meccanismo – è la conclusione – lo abbiamo già visto all’opera, lo abbiamo gia’ conosciuto nel passato, e sappiamo che non ha condotto a nessun autentico cambiamento della societa’ italiana. Spesso ha condotto a gravi ingiustizie e a veri e propri drammi umani. Spero che cio’ non si ripeta ancora, perche’ dimostrerebbe che il nostro Paese non e’ capace di rinnovarsi senza fuoriuscire dalle regole, senza passare attraverso la ricerca di capri espiatori, che non solo contrasta con il senso di giustizia, ma che alla fine si rivela un male peggiore di quello che si vorrebbe estirpare. Per queste ragioni mi sono rivolto a Voi, nella speranza che il mio caso, che e’ piccola cosa ma vive drammaticamente in me, possa suscitare qualche interrogativo prima che non sia troppo tardi. Con ossequio Sandro Bondi”.