Berlusconi, Vendola, Casini…l’amaro calice del per chi voti nel 2011

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 11 Agosto 2010 - 17:37| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

urnaL’altra sera, chiacchiera in famiglia. Chiacchiera leggera, quasi per gioco. E strana famiglia, parliamo anche di queste cose. Il più giovane domanda, senza ansia e con incuriosità levità al più grande: ” Ma tu, se si vota e se i tre candidati sono Berlusconi, Vendola e Casini, per chi voti?”. Il più anziano che poi sarei io la domanda se l’era già fatta in un precedente e solitario soliloquio. E la risposta l’aveva fuggita, dal momento che non era inseguito a rispondere altro che da se stesso. Un se stesso indulgente al dubbio e renitente alla scelta. Stavolta la domanda è aperta e sonora e fuggirla del tutto la risposta non si può. La si può condire con toni non impegnativi, oliare, zuccherare con un po’ di ironia, ma risposta va data. Con calma e con avvertenza: i giudizi che seguono non sono e non impegnano il giornalista che scrive ma solo l’essere umano che guarda, riflette e risponde.

Ecco dunque la risposta, vale per me, non so per altri. Risposta che non vuole convincere e nemmeno cerca solidarietà. Risposta che amerebbe essere confutata, risposta cui piacerebbe essere convinta di esser sbagliata. Dunque, votare per Berlusconi è votare, secondo me, contro la democrazia e per l’illegalità. Se Berlusconi rivince, rivince esplicitamente contro la Costituzione, le regole, i limiti al potere, la democrazia parlamentare e liberale. Contro tutto quello che a scuola e all’università ho imparato essere il piuù imperfetto sistema politico ma il migliore che l’umanità abbia fin qui praticato. Se l’Italia lo rivota a maggioranza, scientemente elegge non un premier ma un “dictator”. Diciamola alla latina perchè la parola “dittatore” assume altra e ulteriormente negativa valenza. Dictator, cioè sciolto dalle leggi e dalle regole. A me questo basta e avanza per non  votarlo. L’altra questione, quella della illegalità, del proliferare intorno a lui e al suo seguito e corte di incesti tra interessi privati e cosa pubblica, è perfino contorno. Contorno che farcisce il berlusconismo ma di cui Berlusconi non è il primo motore nè l’unico alimento: l’illegalità è “italiana” e non berlusconiana. Comunque, Berlusconi no. Stavolta più no che mai prima.

Votare per Vendola è, secondo me, votare contro la scienza, l’Illuminismo, la “raison” e per la bancarotta. La prima può sembrare un’ostativa snob e strampalata. Invece a me sembra di dura e concreta sostanza. Contro gli Ogm, il nucleare, l’autostrada, l’Alta Velocità, le bio tecnologie delle multinazionali, contro la globalizzazione, cioè contro il mondo come è. Vendola mi appare come il rispettabile epigono di una grande tradizione culturale europea, quella che da De Maistre in poi si oppone allo sfascio della Rivoluzione francese. Vendola è politicamente sinistra ma culturalmente destra. Destra della restaurazione del mondo che fu. Vendola è il figlio, uno dei migliori, della mutazione genetica della sinistra avvenuta un paio di decenni fa. Non ci fu solo quella “craxiana”, cioè dei socialisti che diventavano yuppies. Quella era anzi mutazione di superficie. Ce ne fu un’altra: la sinistra era sinonimo di progresso scientifico, il laboratorio era la “cattedrale” della ragione e del progresso. Da venti anni la sinistra ha paura del progresso e della scienza e da entrambi si difende. Difende la condizione acquisita di vita dell’Europa occidentale e la vuole immobile. Ma potrei anche votarlo Vendola, in fondo non camperò tanto da dover vivere davvero il medioevo culturale prossimo venturo. E anch’io faccio parte di una corporazione protetta dalla difesa dei “diritti acquisiti”. Se non fosse che il governo promesso e incarnato da Vendola questo spazio temporale di sopravvivenza nello “stiamo come stiamo” me lo accorcia, ce lo accorcia. Il suo governo è quello della spesa pubblica come variabile indipendente, indipendente non dal mercato ma dal mondo e dalla realtà. Vendola significa bancarotta finanziaria, Stato che spende a debito, a debito, a debito, con soldi sempre più di carta. Dunque Vendola no, anche se è un no purtroppo quasi inomprensibile incomunicabile a sinistra nelle sue motivazioni.

Votare per Casini è votare per i preti. Non per i cristiani che magari quelli veri e coerenti governassero. E’ votare per un governo sotto le gonne del Vaticano. Un governo che chiede al Vaticano se e come si può far famiglia, sesso, vivere, morire, curarsi, leggere, fare scienza e cultura. Mi dispiace per Casini che talvolta dice cose giuste e che è un rispettabile moderato in politica. Ma il suo governo sarebbe una “teocrazia dolce” e io alla reintroduzione soft del “diritto divino” e della religione di Stato non voglio collaborare. Anche se sono pratico della materia, vivo in Italia…

Il perfido giovane incalza: cambierebbe qualcosa se al posto di Vendola ci fosse Bersani o Chiamparino? Cambierebbe ma poco. Sempre sinistra in lotta con la contemporaneità sarebbe. Deficit invece di default, il non far nulla invece che far contro la scienza e la tecnologia. Ci si può accontentare, sperare e confidare no. E se ci fosse Fini, non al posto ma contro Berlusconi? Chi l’ha detto che non si può votare una destra delle regole e dell’ordine, dei diritti civili, una destra “repubblicana”? L’ha detto il fatto che questa destra non c’è e non credo ci possa essere nel 2011. E poi gran parte di quelli che stanno con Fini sono per me non votabili.

E allora Di Pietro? Tutti i difetti di Vendola senza i suoi pregi. Bossi? Quando vorrò una “Lega” che se frega di quello che c’è due metri oltre l’uscio di casa mia, quando dovessi decidere di scegliermi una tribù al posto di uno Stato, una nazione, una società, allora poichè vivo a Roma ne cercherò una appunto della mia tribù. Comunque il passaggio festoso dalla Stato nazionale all’organizzazione tribale su base territoriale mi appare come il problema e non la soluzione. Tanti auguri a chi pensa il contrario. Auguri tanti, congratulazioni nessuna e stima zero. E Grillo? Perchè no l’ultima edizione della dannunziana scelta del “pitale” rovesciato sulla testa del potere? Diciamo perchè quelli alla D’Annunzio non mi appaiono “Vate”. Nè ora nè mai e qualunque libricino di storia mi conforta al riguardo.

Posso metterla giù in maniera politologica: in Italia nel 2011 impossibile votare per una sinistra riformista e per una destra repubblicana. Le due opzioni di cui dispongono questi tutti gli elettorati dell’Europa occidentale da noi non ci sono. Posso metterla in maniera scherzosa: visto che sono europeo, per una volta, una sola, posso scambiare la mia scheda elettorale italiana con quella francese, inglese o tedesca? La metto alla fine in maniera evangelica: signore allontana da me questo calice, dover decidere per chi votare nel 2011. Ho risposto e mi sento metà Voltaire e metà Ponzio Pilato, cioè una mezza schifezza.