Cnel: il presidente Napoleone vieta l’ingresso in sede al segretario generale Massi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Marzo 2017 - 13:17 OLTRE 6 MESI FA
Cnel: il presidente Napoleone vieta l'ingresso in sede al segretario generale Massi

Cnel: il presidente Napoleone vieta l’ingresso in sede al segretario generale Massi

ROMA – Cnel: il presidente Napoleone vieta l’ingresso in sede al segretario generale Massi. Sopravvissuto alla ghigliottina del referendum costituzionale, inviso unanimemente a tutte le forze politiche, minacciato di sfratto dalla bella Villa Lubin di Roma sulla quale ha messo gli occhi il Csm, l’ente Cnel vive comunque giorni di appassionata guerra interna dove il presidente comanda all’ufficio di sorveglianza di vietare l’ingresso al segretario generale Franco Massi.

Segretario che a norma di legge sarebbe in regime di “prorogatio”, condizione che non ha impedito a Napoleone che non lo stima né ne apprezza il lavoro, di passare ai metodi meno ortodossi per bloccarne l’azione. Su Il Messaggero Claudio Marincola prova a spiegare l’assurda vicenda done il numero uno non fa entrare in ufficio il numero 2 all’interno di un organismo, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, sfiduciato da tutti, tenuto in piedi artificialmente finché non si trova un rimedio all’indicazione costituzionale specificata all’art. 99.

Il braccio di ferro è iniziato 3 mesi fa. Il presidente (facente funzioni) aveva già risposto picche a Confindustria che gli chiese di farsi da parte. E ha continuato a puntare i piedi. Dei 64 membri che componevano l’assemblea del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro ne sono rimasti un terzo, tutti gli altri hanno deciso di dimettersi. Massi, nominato da Palazzo Chigi arrivò a Villa Lubin nel 2011 per rimettere in sesto i conti e tagliare gli sprechi, cosa che ha fatto puntualmente per i 5 anni del suo mandato.

Avrebbe dovuto lasciare ma per il referendum gli è stato prorogato l’incarico. Delio Napoleone, un imprenditore pescarese, lo vede come il fumo negli occhi. Si è messo in testa di cacciarlo e ci sta provando in tutti i modi. Nell’atto in cui chiede di esautorarlo sostiene che il «dottor Massi da lungo tempo non è presente quotidianamente in ufficio, non partecipa alle attività ordinarie del Consiglio, non incontra il presidente. Si è determinata si legge ancora una interruzione nell’ordinato svolgimento delle funzioni interne». (Claudio Marincola, Il Messaggero)