Conte, il ruggito del topo. “Decido io, altrimenti…”. Altrimenti niente

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Giugno 2019 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Conte, il ruggito del topo. "Decido io, altrimenti..." Altrimenti niente

Conte, il ruggito del topo. “Decido io, altrimenti…” Altrimenti niente (nella foto Ansa, Conte tra Di Maio e Salvini)

ROMA – Conte sta per parlare, niente meno che al paese: il premier che si rivolge in diretta ai cittadini non è cosa di tutti i giorni, è cosa che si fa e accade quando la situazione è davvero seria. Bene, Conte premier oggi pomeriggio parla al paese, suo è l’annuncio, sua è la scelta. La forma del parlare di Conte non è ancora definita, con tutta probabilità una dichiarazione ai giornalisti e alla tv in sala stampa senza però accettare domande.

Quel che è più nota, anche se non nei particolari, è la sostanza del suo parlare. Almeno così come da Palazzo Chigi è stato molto ufficiosamente fatto trapelare. La sostanza del parlare di Conte dovrebbe essere un cortese ma fermo: decido io! Rivolto a Salvini e in misura minore a Di Maio (in misura minore perché qui e oggi Di Maio decide in maniera decisamente minore di quanto faccia e voglia fare Salvini).

Un decido io quello di Conte incartato nella confezione di un gentile e accorato invito a Salvini e a Di Maio di non sfasciare tutto. Un decido io ingentilito da un vogliamoci bene e da un affettuoso: avete visto, vi ricordate quanto abbiamo fatto bene fino a che non avete cominciato a litigare? Insomma da Conte sta per venire un basta, fermatevi. Rivolto soprattutto a Salvini, non fosse altro perché è Salvini quello che non si ferma più.

Un decido io quello che sta per venire da Conte in primo luogo sul chi e come tratta con la Ue. L’Italia finanziaria è a un passo dall’essere mollata dai mercati. Solo la Ue può tenerla per i capelli dal ruzzolare in una nuova scarpata dello spread in cui stavolta non sarebbero solo escoriazioni e contusioni. Salvini la Ue la sfida, la vuole usare come entità cui scontrasi e nel rimbalzo trovare il consenso e la via per guidare lui e la Lega direttamente l’Italia. Salvini con la Ue cerca lo scontro (“Vedremo chi ha la testa più dura”). 

Il resto d’Italia, l’Italia che non è Salvini e che pure esiste ancora, sa che a bastonare Ue e mercati )cioè chi ci presta i soldi per vivere e chi garantisce di fatto che pagheremo il debito) ci si può fare molto, molto male. Quindi Conte dice: con la Ue tratto io. Di Maio trova utile su questo punto nascondersi, ripararsi dietro Conte. Di Maio ha già ceduto il cedibile: ha detto sì ad una flat tax realizzata senza coperture, una flat tax a debito, il massimo della provocazione che può essere fatta verso la Ue e i mercati. Di Maio vuole salvare il governo, se a pagare il prezzo per il salvataggio è la Ue o anche il sistema finanziario e del credito o anche i risparmiatori…Di Maio ci sta.

Conte pronuncerà educato decido io anche su Tav (lui era ufficialmente contrario), autonomie regionali e altre questioni che Salvini vuole e Di Maio però non può dare (se M5S molla su condoni fiscali, debito pubblico, grandi opere, rapporti Sud-Nord…che resta di M5S se non la paura di andare ad elezioni deboli del 17 per cento?).

Anche quelli di Conte, come ogni reclamato e pronunciato decido io, sarà accompagnato da un altrimenti…Sarà educato, pacato, persino in qualche modo untuoso l’altrimenti di Conte (è la cifra del premier). Sarà un allusivo altrimenti io…Altrimenti che? Conte non ha né il ruolo né la forza per porre limiti a Salvini. E’ Salvini che decide se e quando Conte torna a casa oppure va a trattare a Bruxelles e dintorni. Conte non ha l’autorità o il potere per guidare M5s nella scelta se proseguire con Salvini o no.

Conte non..conta molto, l’unico suo potere di è quello di mostrarsi un po’, solo un po’, insofferente e di fare ad uso di Salvini e Di Maio la mossa: guardate che lascio e voi poi che fate? Una mossa al più di disturbo nella strategia e percorso che sono nella testa di Salvini e negli eventuali piani e scenari di Di Maio. Arriva quindi oggi via Conte premier il classico ruggito del topo. Se a Salvini e a Di Maio conviene, faranno finta di esserne stati spaventati, magari per qualche ora, giorno al massimo. Forse nemmeno quello.