Salvini furioso con la Meloni. Tradito sul referendum scatena i sovranisti

di Silvia Cirocchi
Pubblicato il 25 Settembre 2017 - 10:19 OLTRE 6 MESI FA
Giorgia Meloni e Matteo Salvini, spaccata sul referendum Lombardo-Veneto

Giorgia Meloni e Matteo Salvini, spaccata sul referendum Lombardo-Veneto (foto Ansa)

ROMA – Giorgia Meloni e Matteo Salviniscontro dietro le quinte alla kermesse di Fratelli d’Italia alle Officine Farneto a Roma. Scontro durissimo che ha coinvolto anche parte della destra post fascista e ha lasciato la Meloni romanamente isolata.

Dicono i pochi testimoni oculari che Salvini, dietro i tirati sorrisi di facciata, fosse fuori dai gangheri. Era tutto a posto, venerdì, quando Salvini ha fatto la sua breve comparsata alla kermesse della Meloni. Partito felice e contento di avere praticamente annesso anche Fratelli d’Italia alla sua armata lui spera vittoriosa, ha fatto un salto sulla sedia, domenica pomeriggio, quando uno dei suoi fidi gli ha telefonato concitato da Roma. La Meloni lo aveva pugnalato alle spalle esibendosi in un intervento che nemmeno D’Annunzio avrebbe fatto. Salvini si è scatenato e con quattro telefonate ha messo in moto una memorabile reazione, coinvolgendo anche pezzi da 90 della destra sovranista. Ecco come si è arrivati a tanto.

Atreju ha raccolto innumerevoli adesioni tra le quali quella nella giornata di venerdì del leader del carroccio Matteo Salvini. Idolatrato dai “fratellini” presenti e immortalato dalla Meloni nel selfie di rito. Quindi tutto ok, l’intesa politica va a gonfie vele!? Tutt’altro.

A scatenare l’ira del segretario della Lega Nord, a detta dei collaboratori più stretti davvero infastidito dalla sparata di Giorgia della Garbatella, le dichiarazioni sul Referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto fatte ieri dal palco nel discorso di chiusura della manifestazione.

“Io vedo le immagini della Spagna e dico che qui non deve accadere mai, qui non ci sono i popoli italiani ma il popolo italiano, ci sono 1.000 campanili ma una sola patria ecco perché il referendum sul Veneto e la Lombardia non mi appassiona”, tuona dal palco il mancato sindaco di Roma, il mancato leader nazionale e la mancata Le Pen italiana.

Subito le fa eco Gianni Fava, assessore regionale lombardo in quota Lega: “Invito il nostro segretario federale Matteo Salvini a prendere le distanze da quanto dichiarato da Giorgia Meloni a proposito del referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto, che si svolgerà il prossimo 22 ottobre, e a schierarsi apertamente e con forza a sostegno del Sì. Lo dico anche in vista della gazebata prevista per il prossimo fine settimana, in occasione della quale è stato chiesto a tutti i segretari di sostenere il Sì. Chiedo che si chiarisca l’equivoco una volta per tutte: non possiamo rischiare che anni di battaglie politiche vengano vanificati dalla poca chiarezza di certi alleati che, sul territorio, dicono di essere favorevoli all’autonomia e poi, a Roma, in evidente trance agonistico, di fronte ad una platea di reduci della destra sociale, dicono apertamente di non condividere né apprezzare la battaglia che stiamo portando avanti per la nostra libertà”, conclude Fava.

Come se non bastasse arrivano critiche anche da destra, i sovranisti, pubblicamente schierati per il Sì, non vedono nel referendum uno strumento contro l’Unità nazionale.

“È vero esattamente il contrario: il vero rischio per l’unità nazionale, e anche per il suo sviluppo economico, è continuare a disconoscere l’enorme residuo fiscale che viene versato da queste due regioni allo Stato centrale.” – dichiarano in una nota Alemanno e Storace-. “In questo modo, non solo si sottraggono troppe risorse alle aree più competitive della Nazione, ma si alimenta una pericolosa frustrazione negli abitanti di queste due regioni, una frustrazione su cui può tornare a speculare chi trama realmente per il secessionismo. Il federalismo a geometria variabile previsto dalla nostra costituzione come possibilità di acquisire risorse e competenze oggi riconosciute solo alle cinque regioni a statuto speciale, non solo non è incompatibile con l’unità nazionale, ma la può rafforzare trovando un nuovo e più sostenibile equilibrio tra le diverse aree geografiche ed economiche. Siamo così convinti di questa battaglia che giovedì prossimo lanceremo a Milano un nostro comitato per il Sì al referendum per l’autonomia. Fratelli d’Italia, invece, dovrebbe spiegare perché a Roma la Meloni lancia questi sospetti secessionisti, mentre tutti i suoi esponenti in Lombardia e nel Veneto aderiscono ufficialmente ai comitati per il Si al referendum. Queste contraddizioni si pagano politicamente con una inutile e pericolosa divisione dell’area sovranista.”

La Meloni dovrebbe decidere da che parte stare, prima che arrivi anche la mancata alleanza con Salvini.