Governo Di Maio-Salvini: totonomi ministri, Giorgetti premier?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Maggio 2018 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA
Governo Di Maio-Salvini: totonomi ministri, Giorgetti premier?

Governo Di Maio-Salvini: totonomi ministri, Giorgetti premier?

ROMA – Totonomi governo, chi diventa premier? Al momento, dopo il passo indietro di Berlusconi ad un governo Di Maio-Salvini, l’ipotesi più accreditata sarebbe quella di Giorgetti. Giorgetti come premier resta infatti il nome prediletto da Salvini, è ottimo per rassicurare Berlusconi ed è stimato dalle opposizioni. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui, Ladyblitz – Apps on Google Play]  A cominciare da quella del Pd. C’è un altro esponente del Carroccio che gode di simpatie allargate. E’ il governatore Luca Zaia. Ma dovrebbe lasciare la presidenza del Veneto per diventare ministro più che premier.

Nella ricerca del nome giusto, i cinque stelle hanno sondato, come premier o più probabilmente come ministro degli Esteri, un super-tecnico: Giampiero Massolo. Ma l’esecutivo per ora, nel toto nomi, scarseggerebbe sul fronte femminile. Giulia Bongiorno, celebre avvocato, eletta con la Lega, è stata la prima ministeriabile ipotizzata ieri, ma M5S non la vede bene. Un’altra Giulia, Giulia Grillo, pentastellata, potrebbe riempire la casella del ministero della Sanità. Non è un’anti-vaccinista.

Scrive Il Messaggero:

Lorenzo Fioramonti, economista M5 di tendenza sinistrese e keynesiano come ce ne sono anche tra i leghisti, docente a Pretoria, uno dei rari ministri in pectore annunciati prima delle elezioni da Di Maio e sopravvissuti nel gradimento del capo, è quello che potrebbe occuparsi del reddito di cittadinanza, al Mise. La donna dei conti nel M5S è Laura Castelli che è già capogruppo alla commissione Bilancio. Altro grillino: Buffagni. Ha scritto con Maroni, ed è lombardo come i lumbard, il quesito del referendum per le autonomie: in un nuovo ministero ad hoc un esperto di fisco e territori come lui è tra i papabili.

La Lega tiene molto al ministero delle Infrastrutture. Considera le infrastrutture la vera cerniera tra Nord e Sud e lo strumento per riequilibrare il gap tra le due parti d’Italia. Il Carroccio vorrebbe un uomo suo in questo ruolo. Non ha una figura come è stata quella di Roberto Castelli, ma nei conversari in casa leghista si avanza il nome di Roberto Calderoli. Armando Siri, economista ascoltatissimo da Salvini, ideologo della Flat Tax al 15 per cento, insieme a Bagnai e a Borghi, colleghi e professori, è una figura indicata per uno dei ministeri economici. Per la Difesa, un salvinista doc, come Lorenzo Fontana, vice-presidente della Camera. Una donna leghista in odore di ministero potrebbe essere l’emiliana Lucia Bergonzoni. Toni Iwobi, senatore nero, responsabile immigrazione del Carroccio, sarebbe destinato al ministero della Coesione sociale e dell’Integrazione.