La Russa e la guerra non “ultronea”

Pubblicato il 28 Aprile 2011 - 18:07 OLTRE 6 MESI FA

Ignazio La Russa

ROMA – “L’impiego delle nostre forze non è ultroneo rispetto all’obiettivo di difesa della popolazione civile libica”. Prego, ministro La Russa? Ha detto “ultroneo”? Ci voleva il ministro della Difesa per rinverdire i fasti del linguaggio di Aldo Moro, noto per certe espressioni (come le famose “convergenze parallele” che insegnarono a generazioni di italiani cosa fosse la figura retorica dell’ossimoro) che sparigliavano l’interlocutore.

E dunque, in piena crisi libica, La Russa si inalbera su questo “impiego di forze che non è ultroneo”. Dizionario alla mano, il termine significa “Volontario, spontaneo, di propria iniziativa”. Impiego di forze non volontario, quindi? Non convince. Il dizionario però viene in nostro aiuto. Ed ecco che tra i significati altri del termine c’è anche “estraneo”.

Ed ecco, dopo attenta ricostruzione filologica, il giusto significato della frase del ministro: “L’impiego delle nostre forze non è estraneo rispetto alla difesa della popolazione civile”. Eureka! La Russa intendeva dire quindi che sì, manderemo aerei con bombe e missili ma lo faremo per difendere la popolazione civile massacrata dai tank di Gheddafi, come prevede quindi la risoluzione Onu 1973.

Ricapitolando: la mossa a sorpresa di inserire il vocabolo sconosciuto (in Amici Miei l’avrebbero chiamata “supercazzola”) fa in modo che chi ascolta di concentri su quell’intruso, sorvolando d’incanto su tutto il resto. E il resto in questo caso è argomento spinosissimo: quella in Libia, fatta con missili e bombe, si chiama “guerra”, bruttissima parola che non si può dire.