M5S, chi dopo Di Maio? Crimi non si sente solo traghettatore, Patuanelli in pole, l’eterno Di Battista…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Gennaio 2020 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA
M5S, chi dopo Di Maio? Crimi non si sente solo traghettatore, Patuanelli in pole, l'eterno Di Battista...

Chi dopo Di Maio? Nella foto l’ex capo politico M5S con Fico e Di Battista (Ansa)

ROMA – Chi dopo Di Maio? M5S si doterà di un nuovo capo unico o virerà verso una leadership collegiale, una segreteria che con tutti i big? Prudenza, vecchia guardia, contatti con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Il M5S del post-Di Maio si muove in queste primissime ore su questi binari in vista dell’appuntamento degli Stati Generali.

Crimi: “Ho tutti i poteri del capo politico”

Prima le cose poi i nomi, ripetono i vertici. Ma intanto il reggente Vito Crimi non ci sta a fare da passacarte, da traghettatore e rivendica l’autorevolezza del suo ruolo (“da capo politico ho tutti i poteri previsti dallo statuto”). 

Il più accreditato resta il ministro Patuanelli

Il più sollecitato, quello che raccoglie più crediti anche sui media, però, è il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Che al momento si schermisce, aspettando un’investitura più solida. “Lo dico chiaramente, non ho nessuna ambizione a fare il capo politico del Movimento 5 Stelle in futuro e non ho nessuna ambizione a fare il capo delegazione adesso all’interno di questo governo”.

Ma Di Maio non è fuori dai giochi

E se alla fine fosse lo stesso Di Maio a riprendersi il posto? Se così fosse vorrebbe dire che il Movimento avrà abbandonato l’idea di partecipare a un largo fronte di centrosinistra in alleanza con il Pd, scegliendo un cuneo autonomo da infilare tra i due tradizionali blocchi sinistra-destra. 

Intanto, la convinzione che serpeggia tra molti eletti è che l’addio di Di Maio sia solo un arrivederci. E l’ex capo politico si tuffa subito in una campagna elettorale che lui stesso non aveva voluto e, in fondo, parlando a quegli attivisti che potrebbero essere decisivi nel voto sulla leadership che ci sarà dopo gli Stati Generali.

Soli o con il Pd, capo unico o segreteria?

La collocazione di M5S Sarà uno dei temi centrali da qui al “congresso” di metà marzo. La sensazione è che si riproporrà la dicotomia tra “ex” dimaiani e ortodossi. Con i secondi che spingono per una leadership collegiale ma che difficilmente saranno accontentati.

Il nodo dell’alleanza con il Pd sarà sciolto prima degli Stati Generali. In Campania l’ipotesi di correre con i Dem esiste, ma solo senza Vincenzo De Luca. In Liguria e Puglia a vincere le “regionarie” sono Alice Salvatore e Antonella Laricchioa, non certo sostenitrici filo-Dem. E una vittoria della Lega in Emilia-Romagna farebbe da pietra tombale alle aspirazione di chi vorrebbe un campo allargato Pd-M5S

Il silenzio di Beppe Grillo

Il Garante, però, resta in silenzio. Luigi Di Maio, raccontano, lo aveva informato da tempo della scelta di lasciare. Il tema, dalle parti dell’ex comico, è un altro: perché se Grillo, sin dall’estate scorsa, spinge per un dialogo organico con i Dem i vertici dei Cinque Stelle, oltre a Di Maio e allo stesso Casaleggio, non la pensano così. “Da soli togliamo voti alla Lega”, è la linea che emerge anche in vista delle Regionali di domenica.

Scende in campo Di Battista?

L’idea del ritorno in campo di Alessandro Di Battista si fa di ora in ora più concreta. Il “Dibba” – che Di Maio, spiegano dal suo staff, non ha mai attaccato nel suo discorso – ha il consenso della base, piace a chi vuole un M5S come terza via e una sua discesa in campo potrebbe innescare il ritiro di eventuali “big” concorrenti. Restano dubbi sulla voglia che l’ex deputato abbia di fare il “Di Maio”, con tutti i pro e i contro.

Gli altri aspiranti: taverna, Buffagni, Appendino…

Così, ecco già circolare i possibili nomi alternativi. Da Paola Taverna a Stefano Buffagni fino a Stefano Patuanelli (con effetti potenzialmente stabilizzatori per il governo) e Chiara Appendino. (fonte Ansa)