M5S ha vinto, a Giovinazzo (Ba) tutti in fila al Caf per il reddito di cittadinanza

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Marzo 2018 - 13:26 OLTRE 6 MESI FA
M5S ha vinto, a Giovinazzo (Ba) tutti in fila al Caf per il reddito di cittadinanza

M5S ha vinto, a Giovinazzo (Ba) tutti in fila al Caf per il reddito di cittadinanza

ROMA – “Ha vinto il M5S, ora dateci i moduli per Reddito di Cittadinanza”: accade in alcuni Comuni della Puglia, anche a Bari, soprattutto in provincia a Giovinazzo, dove numerose persone fra ieri e oggi si sono presentate ai Caf locali e, nel capoluogo, anche a ‘Porta Futuro’, il centro servizi per l’occupazione.

Gli episodi, già resi noti alla Gazzetta del Mezzogiorno dal sindaco di Giovinazzo (Bari), Tommaso Depalma, che ha parlato di file davanti ai Caf della città, si stanno verificando anche in queste ore. A ‘Porta futuro’ a Bari, racconta il responsabile, Franco Lacarra, “sono una cinquantina le persone che tra ieri e oggi hanno chiesto i moduli per ottenere il reddito di cittadinanza, si tratta soprattutto di giovani”.

La notizia, che fa il paio con quella secondo cui reddito di cittadinanza sono state le paroline più cercate su Google nelle ore subito dopo il voto, dà la misura del grado di aspettativa che le promesse grilline hanno suscitato. La strada verso il governo del paese è lunga, ma su una tastiera o in fila al Caf, qualcuno pensa già a come passare all’incasso. Il progetto presente nel programma dei Cinque stelle prevede un sussidio fino a 780 euro a chi si trova senza lavoro o in condizioni di povertà. L’obiettivo di far raggiungere questo livello di reddito a chi si trova al di sotto oppure a zero.

Per ottenere quello che tecnicamente è un sussidio di disoccupazione (il reddito di cittadinanza è una misura universale ed è adottata solo in Alaska) tuttavia bisogna essere disposti ad accettare un’eventuale offerta di lavoro congrua alle competenze e non troppo distante geograficamente (50 chilometri) dalla propria residenza. Si possono rifiutare al massimo tre offerte. M5S subordina il sussidio alla ricerca di lavoro quotidiana per almeno due ore al giorno. Il punto sono i soldi: chi paga?