Stipendi parlamentari: tra diaria e rimborsi, metà busta è esentasse

Pubblicato il 4 Gennaio 2012 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ vero, rapportare gli stipendi degli onorevoli italiani alla media europea può essere ambiguo e fuorviante: è altrettanto vero, però, che quasi la metà dei loro onorari è esentasse. In Parlamento sono insorti perché, dicono, va a finire che le indennità sono addirittura fra le più basse d’Europa. Non dicono, però, che tra diaria, spese di trasporto e rappresentanza, rimborsi, telefoni e dotazione informatica ci sono quasi 9 mila euro mensili che, come informa il Sole 24 Ore, “dribblano” il fisco.

A Montecitorio il deputato tipo accumula una cifra mensile lorda di 20.108 euro: di questa il 44% è esentasse. Stesso discorso a Palazzo Madama: il totale qui è di 20.885 euro e la quota esentasse del 44,7%. Risultato: l’Irpef applicata sulla sola indennità di un deputato costa circa 5.100 euro al mese, una cifra che rispetto all’entrata totale vale poco più del 25 per cento: più leggera di quella che la legge prevede per chi con il proprio supera i 15mila euro lordi, all’anno – chiosa il Sole 24 Ore.

Il grosso degli onorevoli stipendi, insomma, è costituito dalle voci aggiuntive, le quali, diversamente dai rimborsi delle aziende, sono a forfait e non necessitano di alcuna giustificazione o pezza d’appoggio, come si dice. Parliamo della diaria, cioè la somma destinata a sostenere il soggiorno a Roma, che vale 3503 euro (quasi 700 euro in meno rispetto ai 4.190 riconosciuti fino al 2010) al mese. Poi delle spese di trasporto, che integrano la “circolazione libera”, il diritto del deputato a viaggiare gratuitamente su treni, aerei, autostrade e navi. Come esempio di spesa extra facciamo quello del tragitto Parlamento-Fiumicino per l’onorevole che torna a casa. Comunque, il legislatore, cioè deputati e senatori, ha accordato al parlamentare 1.331,7 euro al mese per assicurare la copertura finanziaria dei viaggi fuori dalla “circolazione libera”.

Completano il quadro i 3.690 euro al mese per la rappresentanza, che passano dal gruppo parlamentare di appartenenza, 258,2 euro per telefonare e 41,7 per rimanere costantemente al passo della tecnologia informatica. Dicevamo che rispetto ai rimborsi aziendali non c’è alcun obbligo documentale e l’Irpef di queste somme a forfait si disinteressa completamente. Inoltre, la trattenuta per il vitalizio, non riduce l’imponibile fiscale come avviene ad ogni altro lavoratore, con la conseguenza che la eventuale soppressione di tali vitalizi aumenterà il peso netto delle loro buste paga.