Totò Cuffaro andrà a fare il medico volontario in Burundi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2015 - 10:18 OLTRE 6 MESI FA
Totò Cuffaro andrà a fare il medico volontario in Burundi

Totò Cuffaro andrà a fare il medico volontario in Burundi

ROMA- Totò Cuffaro esce del carcere, chiude con la politica e annuncia: “Vado in Burundi, farò il medico volontario”. Cuffaro, domenica 13 dicembre è tornato uomo libero dopo quasi cinque anni. Un uomo “nuovo, cambiato, diverso”: “È bello respirare la libertà”, le sue prime parole.

Con la politica ha chiuso, è ora di voltare pagina. Da domani ‘Vasa Vasa’, il politico da un milione di voti, per anni l’uomo più potente della Sicilia, si occuperà dei più deboli, dei detenuti, ed andrà in Africa, precisamente in Burundi, come medico volontario. Ci sarebbe già una data di partenza fissata: il 30 marzo 2016.  Intanto ancora una volta scaccia lontano da sè l’accusa di mafia: “Sono innocente. Ma ho pagato i miei errori. Contro la mafia sono andato a sbattere”. L’ex governatore della Sicilia lascia il carcere di Rebibbia poco prima delle dieci. Camicia bianca a righe celesti, maglioncino blu. Attende la sua famiglia nello slargo che affaccia su via di San Basilio. Accanto a lui diversi scatoloni: la corrispondenza in carcere, 14mila lettere. Si guarda attorno ma gli occhi li rivolge soprattutto al cielo.

La prima cosa che farà sarà quella di tornare in Sicilia per riabbracciare la madre – “Non mi hanno permesso di vederla”. Poi si occuperà dei più deboli, dei detenuti. “Aiuterò chi sta in carcere e non se lo può permettere – annuncia – E andrò in Africa a fare il medico volontario nell’ospedale che ho fatto costruire quando ero presidente della Regione”. Infine continuerà a scrivere libri. Ne ha già scritti tre. Il quarto sarà pubblicato a breve. Si intitolerà ‘L’uomo è un mendicante che crede di essere un re’ in cui racconterà “l’esperienza degli ultimi sei mesi di carcere”. Oggi nel giorno di Santa Lucia, martire tanto cara ai siciliani, Cuffaro chiude i conti con la giustizia, grazie all’indulto di un anno per i reati “non ostativi” e lo sconto di 45 giorni ogni sei mesi per buona condotta. Una storia giudiziaria iniziata il 5 novembre 2003 con la scoperta di “talpe” negli uffici della Procura di Palermo. L’allora governatore viene individuato, attraverso intercettazioni, come un punto di snodo della rete delle talpe. Sarebbe stato lui il principale terminale delle fughe di notizie su indagini riservate. Il 2 novembre 2004 Cuffaro è rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato di Cosa nostra e rivelazione di segreti d’ufficio e il 18 gennaio 2008 viene condannato a 5 anni di reclusione.

“Nella mia coscienza sono innocente – dice oggi Cuffaro – Sono andato a sbattere contro la mafia. Tornassi indietro metterei un airbag. Non l’ho mai favorita ma credo di averla sempre osteggiata”. Si sente un po’ come il pugile Rubin Carter. Accusato ingiustamente, “per qualcosa che non aveva mai fatto” cantava il menestrello del rock. “Ieri ho pianto come un bambino – confessa Totò – I detenuti mi hanno voluto salutare tutti insieme. Hanno fatto una cosa bellissima. In coro hanno cantato Hurricane di Bob Dylan per me. Mi ha sconvolto dentro”.