G20, non passa la proposta Usa di mettere limiti al surplus

Pubblicato il 23 Ottobre 2010 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA

Il G20, almeno per il momento, non ha dato via libera al piano di riequilibrio delle partite correnti proposto dagli Stati Uniti che, attraverso il segretatio al Tesoro Tim Geithner, hanno ipotizzato un tetto al surplus o al deficit rispetto al Pil del 4% entro il 2015. Nel comunicato finale dell’incontro di Gyeongju si parla comunque di ”perseguire l’intera serie di politiche in grado di ridurre gli squilibri eccessivi e di mantenere gli squilibri delel partite correnti a livelli sostenibili”.

Il G20 finanza chiede che ”il sistema dei tassi di cambio rifletta i fondamentali economici” dei Paesi e ”invita a evitare la svalutazione competititva delle valute”.

La proposta degli Stati Uniti era mirata alla Cina e quindi al suo yuan debole con l’intenzione di limitare al 4% del prodotto interno lordo dei singoli Paesi il saldo negativo o positivo sulla bilancia commerciale, risultato della differenza fra importazioni ed esportazioni. Un Paese che esporta beni e servizi più di quanti ne importi ha un surplus, un guadagno. Viceversa una nazione che importa più di quanto esporti ha un forte deficit ed è indebitata verso gli altri Stati.

Se fosse passata la proposta degli Usa, Pechino avrebbe dovuto stimolare la domanda interna rinunciando a tassi artificiosamente bassi per favorire i suoi prodotti all’estero. Dal canto loro gli Stati Uniti avrebbero dovuto incrementare il risparmio e le esportazioni.

La proposta degli Stati Uniti era mirata a porre ordine negli squilibri globali, considerati una delle cause della crisi. La Cina non è nominata, ma è chiaramente il bersaglio numero uno, con il suo tasso di cambio fisso e l’enorme surplus, specie verso gli Stati Uniti.