
Gianfranco Fini (Foto Ansa)
“La legge è di 30 anni fa e il semplice fatto che la sinistra, che nel frattempo ha governato diversi anni, non l’abbia mai cambiata è significativo. Oggi va aggiornata”. Lo spiega sulla Stampa il fondatore di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, in merito alla legge sull’immigrazione che porta anche il suo nome e che il governo vorrebbe modificare.
Le parole di Fini
Quella legge, la Bossi-Fini, “prevede un principio imprescindibile: vieni in Italia? A meno che tu non abbia diritto all’asilo, devi mostrare che hai un reddito da lavoro. Ma è cambiato il mondo – rimarca – La dinamica della migrazione non è la stessa. C’erano le navi cariche di albanesi. Era una migrazione economica”.
In parte anche oggi è così ma “il nostro è un paese di transito. Poi cercano di andare altrove, dove hanno i parenti. Tanti fuggono dalle guerre, dalle dittature. Quindi non può avere il permesso di soggiorno solo chi lavora”, sottolinea l’ex presidente della Camera.
Il conflitto in Medio Oriente scalda il dibattito politico. “Netanyahu non si può difendere, ma non si può capire la reazione così dura e spietata di Israele se non si conosce la storia – prosegue -. Ciclicamente qualcuno ha pensato di sterminare gli ebrei, cacciarli o chiuderli nei ghetti. Se non si ha questa sensibilità, difficilmente si comprende cosa sta succedendo in Medio Oriente. Hamas è il nemico numero uno del popolo palestinese: ha capito che finché ci sarà un solo ostaggio prigioniero Netanyau continuerà”.
Si avvicina il voto per i referendum a cui Fini ha deciso che non voterà: “Cito Napolitano quand’era presidente della Repubblica: astenersi significa in primo luogo non riconoscere alcuna importanza oggettiva al quesito. Se non mi interessa, non vado a votare”. “Il contenuto lo considero negativo in toto. Il quesito sulla cittadinanza non solo non risolverebbe il problema ma per certi versi lo aggraverebbe”, conclude.