Franco Cardini (Foto Ansa)
“Encefalogramma piatto, non c’è nemmeno una rivista culturale. Quando hanno dei soprassalti fanno le mostre su D’Annunzio o su Tolkien, che conoscono anche i maestri di Vigevano e le casalinghe di Voghera, per dimostrare che la cultura la fanno anche loro. Ma francamente è un po’ ridicolo”. Lo spiega, in un’intervista a La Repubblica, Franco Cardini, medievista e scrittore.
Ha letto l’atto di accusa di Marcello Veneziani contro il governo Meloni? “Qualcuno – aggiunge – potrebbe replicare che è un po’ il disappunto di chi si sente un vecchio militante messo in disparte, non avendo ricevuto incarichi. Veneziani mette sul tappeto, con asprezza e magari con un eccesso di acidità, un fatto effettivo. Dove sono i Giuseppe Berto, i Luciano Cirri di oggi?”.
È un filosofo e il ministro Giuli lo ha trattato come un ingrato questuante… “Filosofo – va avanti – mi sembra un pochino eccessivo per chi ha scritto qualcosa sui neoplatonici nel Sud d’Italia. Anche se sono professore emerito di Storia medievale, io non mi sono mai permesso di definirmi storico. Cantimori e Braudel erano degli storici. Ma certamente Veneziani è un uomo di cultura”.
L’accusa più bruciante è quella di non aver fatto nulla per la cultura. In questo il Msi era diverso? “Molto – prosegue Cardini -, anche se è sempre rimasto un partitino che non è mai andato oltre il 5 per cento, aveva fior di riviste intellettuali, le sue scuole di partito, molte teste pensanti. FdI non ci ha nemmeno provato”.
C’è delusione, come dice Veneziani, tra gli elettori che speravano in una Meloni più di destra? “Io non mi sono mai sentito di destra nemmeno quando ero nel Msi. La mia destra attualmente è filopalestinese e putinista, quindi – visto che cosa si intende oggi per essere di destra – ringrazio Iddio che Meloni non sia andata ancora più a destra” prosegue. Meloni è coerente, dicono i suoi ammiratori… “Non so se sia convinta di quello che dice oggi, ma è palesemente diverso da quello che diceva ieri” conclude Cardini.
