
Ricercatori in fuga da Trump, la Ue li accolga come "rifiugiati scientifici". Questa è un'opportunità, non i dazi (foto Ansa-Blitzquotidiano)
No, solo lo 0,1% degli economisti e Salvini considerano i dazi e la guerra commerciale globale una “opportunità”. Unico esito prevedibile: si faranno male tutti. Però, sempre a proposito di decisionismo autolesionista, la torsione autoritaria e il pugno di ferro con cui il presidente Trump aggredisce le università del suo Paese, questo sì che rappresenta un’opportunità per l’Europa.
“ReBrain Ue”
Che, al momento solo a titolo individuale, stato per stato, studia il modo per offrire “asilo scientifico” alle migliaia di ricercatori Usa licenziati o a rischio del posto. “Rebrain Ue”, correlato ironico dello sfortunato slogan ReArm Ue, è il manifesto voluto dagli scienziati italiani cui si associa la firma prestigiosa di Giorgio Parisi.
In Francia si lancia addirittura l’idea di definire un nuovo status giuridico cui offrire la protezione statale: il “rifugiato scientifico”. Il governo spagnolo aumenterà fino a 45 milioni di euro (incremento di 15 milioni) gli investimenti del programma ‘Atrae’, un’iniziativa volta ad attrarre ricercatori di fama.

E, del resto sono gli stessi scienziati Usa a lanciare l’allarme, un grido di dolore piuttosto, in un Paese che ha eletto una classe dirigente allergica ai vaccini, cieca di fronte al cambiamento climatico in corso, sospettosa e refrattaria nei confronti di scienza, ricerca, intellettualità diffusa.
Sos di 1900 scienziati Usa, “fermate l’assalto alla ricerca”
Circa 1.900 scienziati americani, tutti membri delle Accademie Nazionali di scienze, ingegneria e medicina e che comprendono anche diversi premi Nobel, hanno lanciato un Sos in una lettera aperta all’amministrazione Trump.
Il cahiers de doléances è impressionante: tagli ai finanziamenti a università ed enti di ricerca, ostacoli alle collaborazioni scientifiche internazionali, licenziamenti di migliaia di ricercatori, blocco al libero accesso ai dati da parte del pubblico, pressioni basate su motivi ideologici. Le indagini dell’amministrazione attualmente in corso riguardano oltre 50 atenei.
Gli scienziati, che hanno deciso di dare voce alle loro preoccupazioni nonostante la paura di ritorsioni, insistono in maniera particolare sulla censura, che sta distruggendo l’indipendenza della ricerca scientifica: si decide quali studi finanziare o pubblicare su basi politiche, bloccando invece quelli che riguardano argomenti ritenuti discutibili o non in linea con le priorità del presidente Trump, come appunto il cambiamento climatico e la sicurezza dei vaccini.
Parisi: “Opportunità unica di portare in Italia scienziati Usa”
“È tempo di misure e strategie coraggiose: abbiamo l’opportunità unica di portare dagli Stati Uniti all’Italia studenti e scienziati e non dovremmo sprecarla”, ha dichiarato il premio Nobel per la Fisica 2021, intervistato da La Stampa.
Aprire i laboratori e i centri di ricerca in Italia e in Europa ai ricercatori che negli Stati Uniti stanno vivendo difficoltà e restrizioni: è quanto invita a fare il manifesto presentato alla Festa di Scienza e Filosofia di Foligno e Fabriano dal fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento, e dal filosofo della scienza Silvano Tagliagambe, professore emerito dell’Università di Sassari.
Quasi 300 accademici hanno presentato domanda a un’università francese che aveva offerto di accogliere ricercatori statunitensi scossi dalla crescente repressione del mondo accademico americano da parte del governo, riporta il Guardian.
In Francia un nuovo status: il “rifugiato scientifico”
All’inizio di quest’anno, l’Università di Aix-Marseille è stata tra le prime in Europa a rispondere al congelamento dei finanziamenti, ai tagli e ai decreti esecutivi imposti alle istituzioni statunitensi dall’amministrazione di Donald Trump.
Il programma, denominato ‘Safe Place for Science’ (Luogo sicuro per la scienza), è una sorta di “asilo scientifico” che prevede tre anni di finanziamenti a circa 20 ricercatori.
Ieri l’università ha annunciato di aver ricevuto 298 domande in un mese, di cui 242 sono state ritenute idonee. I candidati provengono da atenei come la Johns Hopkins University, la Columbia University, Yale, Stanford, ma anche dalla NASA, si legge in un comunicato.
In un recente articolo pubblicato sul quotidiano Liberation, l’ex presidente francese e attuale deputato socialista, François Hollande, e il presidente dell’Università di Aix-Marseille, Eric Berton, hanno chiesto al governo la creazione di uno status di “rifugiato scientifico” per gli accademici in difficoltà provenienti da tutto il mondo.
Poco più della metà (135) dei candidati con i requisiti per l’accesso al programma sono americani, mentre 45 hanno la doppia cittadinanza. Hanno presentato domanda anche cittadini europei, indiani e brasiliani.