Fastweb-Telecom, Cassazione: legittimi gli arresti di Scaglia e Mokbel

Pubblicato il 26 Giugno 2010 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Scaglia

La Cassazione ha deciso: sono legittimi gli arresti di Silvio Scaglia, ex Ad di Fastweb e dell’imprenditore Gennaro Mokbel coinvolti nell’inchiesta di riciclaggio di denaro e maxievasione delle società Fastweb e Sparkle.

Gli avvocati dei due imputati avevano impugnato la richiesta di custodia cautelare emessa il 18 marzo scorzo. Il 25 giugno davanti alla Terza Sezione penale è iniziata l’udienza per decidere sulla revoca o meno della custodia cautelare. Il procuratore generale, ritenendo giusti i provvedimenti emessi dal tribunale di Roma, ha chiesto già ieri il rigetto dei ricorsi sia per Scaglia e Mokbel sia per la moglie di quest’ultimo, Giorgia Ricci, il cognato Antonio Ricci e tra gli altri anche l’avvocato Paolo Colosimo, tutti indagati nell’inchiesta sul riciclaggio assieme ad altri imprenditori.

In udienza davanti alla Terza Sezione penale, il pg aveva anche chiesto il rigetto dei ricorsi presentati da Scaglia e Mokbel contro le ordinanze emesse nei loro confronti. I due sono indagati per associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale nell’ambito di un’inchiesta su un riciclaggio che riguarda due miliardi di euro. Ora la decisione della Cassazione gli dà ragione.

Silvio Scaglia ex amministratore delegato di Fastweb è coinvolto in una vicenda di maxi evasione di circa 365 milioni di euro che sarebbe avvenuta attraverso una serie di operazioni attuate tra Fastweb e Telecom Sparkle nell’ambito di un filone più complesso di indagine su un riciclaggio di due miliardi di euro.

Coinvolti nell’inchiesta anche l’imprenditore Gennaro Mokbel, ritenuto personaggio chiave dell’organizzazione. Ad entrambi, con altri indagati, sono state notificate ordinanze di custodia cautelare nel marzo scorso. Scaglia attualmente è ai domiciliari mentre Mokbel si trova in carcere.

Respinti i ricorsi di tutti gli indagati. Tutti rigettati dalla Cassazione i ricorsi degli indagati nell’inchiesta per riciclaggio ed evasione che vede coinvolti ex dirigenti delle societa’ Sparkle e Fastweb, tranne che per i tre ex dirigenti della societa’ Sparkle, Massimo Comito, Stefano Mazzitelli e Antonio Catanzariti, per i quali e’ stato disposto l’annullamento con rinvio a nuova decisione del Tribunale di Roma sulle misure cautelari. Confermate, quindi, le misure cautelari, oltre che a Scaglia e all’imprenditore Mokbel, anche per Giorgia Ricci (moglie di Mokbel, attualmente in carcere), il fratello Antonio Ricci, e l’avvocato Paolo Colosimo.

La III sezione penale della Cassazione ha rigettato inoltre anche i ricorsi, confermando quindi le misure cautelari, nei confronti del maggiore della Guardia di Finanza, Luca Berrida, e per gli ex dirigenti Fastweb, Mario Rossetti e Bruno Zito. I supremi giudici, inoltre, hanno deciso un annullamento con rinvio anche per gli inglesi Edward Dines, Anthony O’Connor, personaggi coinvolti nella parte dell’inchiesta sul riciclaggio. I supremi giudici hanno rigettato inoltre il ricorso di Aurelio Gionta e Manlio Denaro. Per quanto riguarda l’ex ad di Fastweb, Silvio Scaglia, attualmente si trova ai domiciliari, mentre l’imprenditore Gennaro Mokbel resta in carcere. Sostanzialmente la Suprema Corte ha confermato l’ordinanza del marzo scorso del tribunale del riesame di Roma sulle misure cautelari ritenendo legittimi gli arresti e quindi l’impianto accusatorio.

I legali di Scaglia: è vittima di una truffa, come Fastweb. Silvio Scaglia ”ben lontano dall’illecito e’ vittima della truffa come pure Fastweb”. Lo dichiarano i legali dell’ex Ad di Fastweb annunciando appello al Tribunale del riesame il 6 Luglio. ”Si e’ persa nuovamente l’occasione di valutare le specifiche posizioni. La sensazione e’ – commentano i difensori di Scaglia, Piermaria Corso e Antonio Fiorella – che si continui nello schema del blocco monolitico senza distinguere posizioni, come quella di Scaglia, ben lontane dall’illecito. Scaglia come pure Fastweb, sono vittime della truffa. La formula ‘non poteva non sapere’ – proseguono i due legali – contrasta con i principi del nostro ordinamento. Troveremo chi ci sapra’ ascoltare. Il prossimo appuntamento per noi e’ il 6 luglio al Tribunale del Riesame per l’appello contro l’ordinanza del Gip che ha concesso gli arresti domiciliari”.

A parere dei difensori di Scaglia ”sull’esito dell’udienza ha pesato il fatto che la Corte Suprema di Cassazione abbia dovuto ancorare il suo giudizio alla situazione probatoria esistente al 17 marzo, situazione ampiamente superata da nuovi fatti quali l’ interrogatorio di Silvio Scaglia con i Pm del 12 aprile e la relativa produzione documentale depositata per l’occasione”. ”Inoltre – aggiungono – non sono emersi, nel frattempo, nuovi elementi utilizzabili dall’accusa”. Scaglia rimane quindi in regime di arresti domiciliari in Val d’Aosta ottenuti dopo quattro mesi di carcere.

Scaglia, Mokbel e l’operazione “broker”. ”Una delle frodi piu’ colossali mai poste in essere nella storia nazionale”. Cosi’ il gip romano Aldo Morgigni ha definito il maxiriciclaggio per circa due miliardi di euro che ha coinvolto alcuni massimi dirigenti di Telecom Italia Sparkle, della societa’ telefonica Fastweb, tra cui il fondatore ed ex ad, Silvio Scaglia e l’imprenditore romano Gennaro Mokbel. L’inchiesta, denominata ‘Broker’ e condotta dalla Direzione antimafia della capitale insieme al Ros e alla Guardia di finanza, ha portato all’emissione di ben 56 ordinanze di custodia cautelare. Scaglia e’ accusato di ”partecipazione all’associazione per delinquere” individuata dagli inquirenti, ”in relazione alle condotte tenute nell’ambito delle operazioni commerciali fittizie ‘Phuncard’ e Traffico telefonico”’ e del reato di ”dichiarazione infedele mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” in relazione alle dichiarazioni Iva relative agli anni fiscali 2003, 2005 e 2006. La frode consisteva nel creare ingenti e fittizi crediti Iva attraverso societa’ fantasma.

Personaggio chiave dell’inchiesta e’ inoltre Gennaro Mokbel, che Scaglia ha negato di conoscere. Si tratta di un imprenditore romano con un passato e amicizie nella destra eversiva e contatti anche con Antonio D’Inzillo, killer della banda della Magliana. Anche la moglie di Mokbel, Giorgia Ricci, avrebbe un ruolo di vertice nell’organizzazione di riciclaggio ed e’ detenuta. Mokbel sarebbe anche l’artefice, sempre secondo gli inquirenti, dell’elezione del senatore del Pdl, Nicola Di Girolamo, anche lui arrestato in seguito all’operazione ‘Broker’ dopo essersi dimesso da Palazzo Madama. L’imprenditore romano, di fatto intestatario di nessuna societa’ ma creatore, secondo le carte dell’accusa, di una miriade di societa’ fittizie per effettuare la frode, era l’elemento di congiunzione tra le societa’ di telecomunicazioni Fastweb e Telecom Sparkle.