“Sieropositivi esclusi dai concorsi e dall’esercito”, la denuncia dell’Nps

Pubblicato il 11 Marzo 2011 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “L’esclusione delle persone sieropositive non avviene solo nei concorsi: è stato, infatti, scoperto un documento per uso esclusivo dell’ufficio dello Stato Maggiore della Marina, che dispone il ricorso all’accertamento della sieropositività per il personale non dirigente della Marina Militare”: la denuncia arriva dal Network persone Sieropositive, raccolta da Repubblica.

L’allarme discriminazione è arrivato da Rosaria Iardino, leader dell’associazione. Nel 2009 aveva diffuso la segnalazione di un infermiere che raccontava che i concorrenti sieropositivi erano esclusi dal bando di concorso per allievi di prima classe dell’Accademia Navale per l’anno accademico 2009-2010.

Secondo quanto scrive Repubblica allora l’associazione scrisse al ministro della Difesa Ignazio La Russa e  “le risposte del ministro, di fatto, avallavano tale comportamento, con motivazioni che l’Nps, tramite il proprio ufficio legale, contesta duramente”.

“Un atteggiamento fortemente lesivo dei diritti della persona – ha attaccato la presidente dell’associazione – così come stabilito dalla legge sull’Aids del 1990, la 135/90 che prevede precise norme a tutela della riservatezza dei dati sanitari e a garanzia della non discriminazione di tutti i lavoratori e di tutti i candidati all’assunzione”.

C’è di più perché sul sito del ministero della Salute viene chiarito che “al lavoratore o alla persona che effettua una selezione per l’assunzione non può essere chiesto di sottoporsi all’esecuzione del test Hiv non si possono effettuare test Hiv durante la visita di leva o il servizio militare”. “Una linea confermata anche dalla sentenza della Corte Costituzionale nel 1994 (la numero 218), che – viene spiegato – ‘pur giustificando l’esecuzione di accertamenti sanitari in situazioni sensibili per la salute collettiva e per la protezione di terzi, ribadiva comunque che non si potessero mai attuare controlli sanitari indiscriminati, di massa o per categorie di soggetti, ma di accertamenti circoscritti sia nella determinazione di coloro che vi possono essere tenuti (…) sia nel contenuto degli esami. Questi devono essere funzionalmente collegati alla verifica dell’idoneità all’espletamento di quelle specifiche attività e riservati a chi ad esse è, o intende essere, addetto”.

La Corte precisava inoltre che “i trattamenti sanitari trovano sempre un limite invalicabile nel rispetto della dignità della persona, anche al fine di contrastare il rischio di emarginazione nella vita lavorativa e di relazione”.