Terni. “Taricone morì per un errore suo”: il giudice archivia l’inchiesta

Pubblicato il 21 Dicembre 2010 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA

Pietro Taricone

E’ stata archiviata l’indagine per omicidio colposo a carico di ignoti aperta dalla procura di Terni dopo la morte di Pietro Taricone in seguito a un lancio con il paracadute. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari ternano Maurizio Santoloci.

L’incidente era avvenuto il 29 giugno scorso dopo un lancio presso l’aviosuperficie ”Leonardi” di Terni. Il gip ha accolto la richiesta di archiviazione presentata nelle scorse settimane dal sostituto procuratore Elisabetta Massini che aveva condotto l’inchiesta della squadra mobile della questura. Il fascicolo, aperto inizialmente con l’intestazione ”atti relativi”, era stato poi modificato in omicidio colposo contro ignoti. Una perizia disposta dalla procura e affidata a un paracadutista esperto ha però accertato che non si sarebbe verificato nessun guasto al paracadute e alle attrezzature tecniche usate dall’attore nel suo ultimo lancio.

Secondo la tesi della procura, accolta dal gip, lo schianto di Taricone sarebbe quindi da ricondurre a un errore umano: l’attore avrebbe ritardato la manovra di atterraggio. Taricone a seguito dell’incidente aveva riportato fratture al bacino, al volto e al cranio e lesioni agli organi interni. Dopo il ricovero d’urgenza all’ospedale ”Santa Maria” di Terni e un lunghissimo intervento chirurgico era morto nelle prime del 30 giugno.

L’attore trentacinquenne – è emerso dagli accertamenti – esegui’ infatti la manovra di atterraggio con una tecnica considerata rischiosa, vietata all’altezza alla quale venne attuata. Ipotesi emersa gia’ subito dopo l’incidente. Taricone era un paracadutista esperto, con alle spalle centinaia di lanci. Un appassionato, tanto da essere sepolto con indosso la tuta da paracadutista. Quello che era stato uno dei protagonisti della prima edizione del Grande fratello frequentava spesso, da circa un anno e mezzo prima dell’incidente, l’aviosuperficie Leonardi di Terni insieme alla moglie Kasia Smuntiak. E c’ era anche lei il 28 giugno quando ‘O guerriero’ si era recato a Terni per frequentare un corso di sicurezza in volo di livello intermedio. Due ore di teoria e poi un primo salto senza problemi. Quindi, di nuovo in quota a bordo di un aereo Cesna caravan. Taricone, primo di sette compagni (tra i quali la moglie), si era lanciato da un’altezza di 1.500-2.000 metri e a circa 1.200 si era regolarmente aperto il paracadute ad ala. La frenata finale – avevano riferito i testimoni ed e’ stato confermato dall’indagine – era stata pero’ compiuta a un’altezza vietata dalle normativa (una ventina di metri), troppo in basso, e secondo una tecnica considerata particolarmente rischiosa. L’attore era cosi’ finito a terra con violenza. Soccorso e rianimato sul posto dal personale del 118 era stato quindi trasportato in ospedale con gravissime lesioni alla testa, all’addome e agli arti inferiori, unite a emorragie definite ”importanti” dai medici. Fu sottoposto a un’operazione durata diverse ore. Poi, intorno alle 2.30 del 29 giugno, la morte nel reparto di rianimazione dove era stato trasferito. Senza che ‘O guerriero’ avesse mai ripreso conoscenza dopo l’incidente.