Un viaggio tra storia e rovine(www.blitzquotidiano.it)
Immerso nel cuore del Cilento, un antico borgo si staglia su un crinale roccioso, offrendo uno spettacolo suggestivo.
Questo borgo fantasma, abbandonato dagli abitanti da oltre un secolo, continua a catturare l’attenzione di visitatori e studiosi grazie alle sue testimonianze architettoniche stratificate e al silenzio mistico che avvolge le sue pietre.
Oggi, il borgo antico si presenta come un museo a cielo aperto, un luogo dove il passato si fonde con la natura circostante, regalando un’esperienza unica nel panorama dei borghi medievali italiani.
Il borgo antico di San Severino di Centola
San Severino di Centola si suddivide in due nuclei distinti: quello moderno, sviluppatosi nel corso dell’Ottocento lungo la linea ferroviaria, e il borgo antico, arroccato sulla sommità di una gola profonda. Proprio quest’ultimo rappresenta la parte più affascinante e misteriosa, un insediamento medievale che ha vissuto diverse fasi storiche, dalla sorveglianza di soldati bulgari nella Valle del Mingardo fino a influenze longobarde, normanne e sveve. Ogni dominazione ha lasciato tracce evidenti nelle mura, negli archi e nelle chiese che si innalzano su più livelli del colle.
L’elemento più emblematico dell’antico villaggio è senza dubbio il Castello, situato nella posizione più elevata del borgo. Qui si possono ancora ammirare archi a sesto acuto, la sala panoramica affacciata sulla valle e i resti della cappella palatina, con frammenti dell’abside e della navata. Poco più in basso, la Torre longobarda, con la sua struttura quadrangolare, testimonia la funzione difensiva e di controllo della via che collegava l’entroterra cilentano al porto di Palinuro.
Attraversando il borgo, si incontra anche il Palazzo Baronale, un edificio quattrocentesco che si sviluppa su tre livelli e si estende trasversalmente all’area abitata, segno dell’importanza e della complessità della vita sociale e politica del passato. Le chiese di Santa Maria degli Angeli e di San Nicola completano il quadro storico-religioso, con le loro distintive strutture architettoniche che ancora oggi conservano parte del loro antico splendore, nonostante il degrado del tempo.

Tra le iniziative di valorizzazione del borgo, spicca il Museo dell’Emigrante Cilentano, un’istituzione dedicata a raccontare la storia delle migrazioni che hanno interessato la zona, soprattutto verso le miniere della Pennsylvania e altre destinazioni internazionali. Il museo, ricco di oggetti d’uso quotidiano, strumenti di lavoro e ricostruzioni storiche, offre uno sguardo vivido sulle condizioni di vita delle famiglie cilentane che hanno lasciato la loro terra in cerca di opportunità migliori, mantenendo viva la memoria di questo fenomeno ancora molto sentito nella cultura locale.
Come raggiungere e visitare il borgo fantasma
Raggiungere San Severino di Centola non è difficile: si può uscire dall’autostrada A2 Salerno-Reggio Calabria a Battipaglia, proseguendo poi lungo la Strada Statale Tirrena Inferiore in direzione Agropoli, fino a prendere una deviazione per Futani e successivamente per Poderia. Da qui partono le indicazioni per Centola e Palinuro, con un percorso che conduce fino a un piccolo spiazzo ai piedi del crinale dove si trova l’ingresso al borgo antico.
La visita si svolge in totale autonomia, tra vicoli stretti, piazzette minute e passaggi che si aprono tra le rovine. È fondamentale indossare calzature adeguate e prestare attenzione durante l’esplorazione, dato che molte strutture sono in stato di rovina e non sono accessibili internamente. Il percorso si articola in tre aree distinte che alternano rovine militari, edifici civili e luoghi di culto, offrendo così un itinerario variegato e ricco di spunti culturali.
La natura ha progressivamente invaso molte superfici, creando un contrasto suggestivo tra il verde che avvolge le pietre e i resti che emergono, testimoniando secoli di storia e di vita ormai trascorsa. Il silenzio che regna sovrano contribuisce a far sentire il visitatore come sospeso nel tempo, in un luogo dove il passato parla attraverso ciò che resta di un’epoca lontana.
