Il dilemma del calcio italiano: il “fantasma stranieri”, il Decreto Crescita e la necessità di riforma

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Gennaio 2024 - 11:47
Il dilemma del calcio italiano, foto Ansa

(foto d’archivio Ansa)

Lo sport più amato in Italia e nel mondo ha anche qualche ombra. Nell’attuale panorama calcistico italiano, infatti, alcune cose dovrebbero essere regolamentate. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

I calciatori stranieri: fantasmi della serie A

L’attuale panorama calcistico italiano è attraversato da un dilemma abbastanza importante che riguarda i giocatori stranieri fantasmi, ovvero coloro che risultano sottoccupati dai loro club. Oggi in Italia questa finestra sul calcio rappresenta una pagina sportiva infausta. Questi giocatori, che provengono dal di fuori dei confini nazionali, sono spesso dimenticati non solo dai media ma anche dai club. Per questo motivo, i fantasmi (così chiamati) accumulano pochissimi minuti di gioco con la seguente scarsa visibilità ai loro tifosi e senza possibilità di colpire l’interesse di qualsiasi talent scout. Oggi le stime riportano che in Italia sono almeno 106 i giocatori che vivono questa situazione, tra tribuna e panchina e qualche manciata di minuti rubata al campo (meno di 20 minuti a partita). Oggi le cose stanno cambiando perché si è detto addio al regime di tasse agevolato che era stato introdotto a partire dal gennaio del 2020 e che, di fatto, consentiva ai club di risparmiare sulle tasse statali e di offrire ai calciatori provenienti dall’estero ingaggi nettamente più alti. A partire dal 2022 questa agevolazione è stata ripensata con la possibilità di essere applicata solo a coloro con più di 20 anni ed uno stipendio superiore al milione di euro. E oggi? Cosa sta accadendo con il Decreto Crescita? Questo decreto introdotto nel 2020 ha in realtà contribuito a creare la schiera dei giocatori stranieri fantasma e proprio il suo stop ha determinato una riflessione sportiva, sociale ed economica non indifferente. Il risultato? Un campionato in cui il contributo di questi giocatori è assolutamente insufficiente, pur considerando l’enorme percentuale di giocatori stranieri che gioca nei nostri club nazionali.

La bilancia di una nuova riforma

Quello è opportuno ripensare oggi è proprio la necessità di ritrovare un equilibrio. Gabriele Gravina, Presidente della Figc, proprio al termine di un consiglio federale, ha parlato di come tale decreto abbia generato degli effetti importanti e la sua eliminazione potrebbe crearne di contrari per questo è necessaria una mediazione.

Questa mediazione dovrebbe, allo stesso tempo, cercare di bilanciare la presenza di talenti stranieri con lo sviluppo dei giovani calciatori locali. Una diversa gestione delle risorse dunque, in una sfida abbastanza critica per il calcio italiano e sulla sostenibilità delle rivoluzioni di mercato che l’addio a questo decreto potrebbe portare. Proprio il mondo del calcio ha, negli ultimi anni, abbondantemente usufruito dello sconto fiscale e questa nuova manovra avrà indubbiamente ripercussioni sulle strategie dei club e sui futuri acquisti. Non solo è da valutare anche la posizione di ciascun giocatore sia nelle loro rispettive squadre che nelle classifiche, elaborate dai bookmakers, per stilare le quote serie A.

Risollevare il calcio italiano

E’ bene dunque che ora si discuta su come risollevare il calcio italiano anche in virtù dei vari debiti che i club hanno accumulato e all’aumento dei costi e diminuzione dei ricavi. La soluzione proposta da Gravina è quella dell’introduzione di una tax credit rispetto agli investimenti nei vivai, proprio come nel avviene nel mondo del cinema. Questo anche per te il calcio italiano non è nuovo alla commistione con giocatori stranieri. Nella stagione 2012/13 in serie A giocarono circa 370 giocatori stranieri su 705 tesserati. Questo voleva dire che un giocatore su due non era di nazionalità italiana e squadre come l’Inter avevano rose con il 70% di giocatori di altra nazionalità. Oggi le cifre sono un po’ cambiate e tra i 508 giocatori andati in campo ce ne sono 78 stranieri utilizzati per meno di 200 minuti (in pratica una media di 5 minuti a partita). Cosa succederà a questi giocatori arrivati, pagati e dimenticati? C’è urgenza di una nuova riforma che in qualche modo delinei e delle nuove regole.

Conclusione

La fine del Decreto Crescita solleva diverse questioni su quello che potrebbe essere il futuro del calcio italiano. Le implicazioni che la detassazione dei salari dei calciatori stranieri hanno avuto ed avranno anche implicazioni sulle dinamiche economiche dei club e del mercato in generale. Quello da mettere in discussione è quanto questo nuovo modello che si sta delineando possa essere sostenibile, in Italia, nel lungo periodo e quali potrebbero essere le soluzioni che garantiscano la competitività senza compromettere la crescita dei vivai nostrani e lo sviluppo di nuovi talenti. Insomma il calcio italiano oggi si trova davanti ad un grande dilemma, qualcosa di simile al “to be or not to be” di shakespeariana memoria. Quello che sarà necessario è aprire tavoli di confronto seri su queste modifiche e sulle strategie da attuare per risollevare il calcio italiano che oggi è affogato dai debiti e teme l’aumento esponenziale dei costi. Del resto è necessario anche bilanciare e garantire la presenza di giocatori stranieri che, da sempre, rimpolpano le nostre rose e sono spesso anche modello di stimolo per i talenti nostrani e per il mondo del calcio in genere.