Teatro: pochi soldi e pochi attori, così lo “Stabile” punta sui monologhi

Pubblicato il 21 Ottobre 2010 - 13:59 OLTRE 6 MESI FA

Pochi soldi ai teatri, quindi pochi attori. Meglio così puntare sui monologhi. Non è una provocazione ma quello che, per fare di necessità virtù, sta accadendo nei teatri italiani secondo la testimonianza di Laura Barbiani, presidente del Teatro Stabile del Veneto.

”Gli sceneggiatori ormai si sono abituati – spiega Barbiani al ‘Corriere del Veneto’ – e scrivono testi per due o tre attori, non di più. Nella prosa teatrale la prima spesa sono proprio gli attori, il 75% del budget va a loro”. Il cachet va da 80 euro al giorno più le spse, ma può arrivare per i divi della scena anche a duemila euro al giorno.

Così, riflette la presidente dello Stabile del Veneto, le stagioni dei teatri stabili sono destinate a vedere privilegiati autori come Beckett e Ionesco al posto delle messe in scena piu’ corali. ”Il problema – prosegue Barbiani – è che i tagli del Fondo unico sono stati fatti senza criterio, coinvolgono tutti i settori allo stesso modo, non si fa alcun ragionamento di qualità”.

L’altra osservazione critica della presidente dello Stabile del Veneto è rivolta alla ”miopia” di alcuni piccoli Comuni, che preferiscono impiegare le risorse per spettacoli con qualche personaggio della Tv. ”L’altro fatto grave – conclude – è che la Tv pesca troppo dai salotti e poco dal teatro”.