Fini vs Berlusconi: Ma quale malinteso. È un muro contro muro di incomprensione lessicale, culturale e istituzionale

Pubblicato il 11 Settembre 2009 - 12:20 OLTRE 6 MESI FA

fini berlusconiNessuna incomprensione ma un vero e proprio «un muro di incomprensione: lessicale, culturale, istituzionale». Questa la tesi del notista politico Massimo Franco sul Corriere della Sera a proposito del conflitto tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il premier Silvio Berlusconi.

Scrive Franco: «Lo sfogo che ieri il presidente della Camera ha fatto davanti alla pla­tea della scuola di formazione del Pdl, a Gubbio, è stato impietoso, viscerale, esasperato: quasi volesse azzerare la tesi minimalista del «malinteso», ac­creditata il giorno prima dal premier. Eppure, probabilmente ad irritare gli alleati non sono state le critiche sul­l’immigrazione, i rapporti con la Lega, il biotestamento. A bruciare è stato il tono generale».

Fini, secondo il giornalista, mal digerisce un ruolo di subalternità ed estraneità al progetto politico del Pdl: «La denuncia dell’«indegno stillici­dio » al quale Fini si sente sottoposto dall’interno del Pdl, evoca un’incomu­nicabilità con Palazzo Chigi che sfiora la patologia. E la reazione dei berlu­sconiani la riflette. Non si avverte sol­tanto irritazione: si indovina uno stu­pore risentito nei confronti del presi­dente della Camera. Riaffiora, irrisol­to, il contrasto su quello che dovreb­be essere il Popolo della libertà. Per il Cavaliere, una forza libera e insieme caotica, modellata sulla sua leader­ship ; per Fini, «un partito e non un or­ganigramma ». Ma proprio per que­sto, il suo appello ad un «cambio di marcia» del Pdl suona irricevibile. E non perché Berlusconi non sia pronto a tacitare l’ex leader di An con qualche concessione. Il problema è che fra i due si è cementato un impa­sto di malintesi e diffidenza. La sensa­zione è che Fini si senta sempre più subalterno e quasi estraneo ad un pro­getto e ad una logica non suoi; e inve­stito di un ruolo istituzionale che lui interpreta agli antipodi rispetto agli al­leati. Per questo i suoi scarti ostentati e rivendicati quasi come un dovere vengono registrati con sconcerto; e av­vertiti come bordate che alla lunga po­trebbero destabilizzare la maggioran­za, per quanto solida come quella di centrodestra»[…].