La Lega e “l’esercito del Nord”

Pubblicato il 30 Luglio 2009 - 18:20 OLTRE 6 MESI FA

La redazione politica dell’Agenzia Dire ci invia un lancio di agenzia su una nuova proposta della Lega Nord: aumentare la presenza “padana” nelle forze armate. Riceviamo e pubblichiamo:

LEGA. ARCHIVIATO ESAME DIALETTO, ORA PUNTA ALL’ESERCITO DEL NORD PROPOSTA DI LEGGE IN COMMISSIONE DIFESA, PD: TESTO RAZZISTA

(DIRE) Roma, 29 lug. – Messa da parte la proposta dell’esame di dialetto per i professori, la Lega si prepara a condurre un’altra battaglia in Parlamento: creare un esercito del Nord. È quanto prevede una proposta di legge, a prima firma Davide Caparini e sottoscritta da altri 19 deputati leghisti, che, attraverso la modifica alla legge del 23 agosto del 2004, in materia di elevazione del limite di età per il reclutamento dei volontari delle forze armate in ferma prefissata e di soppressione delle riserve di posti in favore dei medesimi ai fini del reclutamento nelle forze di polizia e nel corpo militare della croce rossa, mira, in pratica, a dividere le forze armate e creare l’esercito del Nord.

La proposta è stata depositata alla Camera a inizio legislatura (il 30 aprile 2008) ma il Pd denuncia un “pressing” di queste ore del Carroccio per metterla all’ordine del giorno della commissione Difesa alla ripresa dei lavori dopo la pausa d’agosto. La proposta infatti è stata assegnata alla commissione il 24 giugno scorso ma da allora è rimasta “ai nastri di partenza”. La capogruppo del Pd in commissione, Rosa Villecco Calipari, definisce la relazione che accompagna la proposta «un inaccettabile documento razzista».

In essa, tra le altre cose, è scritto: «Le regioni del centro-sud e insulari continuano a costituire la stragrande maggioranza delle truppe di Esercito, Marina e Aeronautica militare. In queste condizioni, stante il regime di quote riservate messe a disposizione dei militari volontari in ferma prefissata, è evidente la perdita della rappresentatività nazionale anche nelle Forze di polizia ad ordinamento civile e militare. Stante l’estrema delicatezza della funzione che assolvono, è necessario scongiurare la prospettiva che le Forze dell’ordine siano espressione esclusiva di alcune regioni del Paese, che sono poi quelle a più basso reddito e a più elevata disoccupazione giovanile. Appare quindi necessario correggere la tendenza che si sta affermando nei reclutamenti della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza».

Villecco Calipari, deputata del Pd, denuncia: «Dopo il blitz di ieri per chiudere le porte delle scuole del Nord ai professori meridionali ora la Lega preme per dividere le forze armate e creare l’esercito del Nord”. La proposta di legge Caparini, secondo l’esponente del Pd, “tratta i meridionali come militari di serie B». Caparini è il proponente anche di un’altra Pdl, depositata sempre il 30 aprile, e sul quale si è già avviato l’esame nella commissione Difesa della Camera, che reca modifiche all’articolo 9 della legge 23 agosto 2004, n. 226, in materia di incentivi per favorire, nelle regioni dell’arco alpino, il reclutamento di militari volontari in ferma prefissata da destinare ai reparti delle truppe alpine.

«Come si può anche solo pensare – aggiunge Calipari – che il Parlamento possa discutere un provvedimento che parte dal presupposto per cui “l’efficacia operativa degli alpini è compromessa dalla presenza di volontari provenienti dalle regioni del Sud”? E che per “salvare l’identità del corpo degli alpini” si deve aumentare il numero di militari del Nord e ridurre quelli del Meridione, anche prevedendo diversità di paga. È una discriminazione inaccettabile».

Nella premessa di questo seconda proposta di legge della Lega si spiega che «la proposta nasce dalla volontà di compiere un salto di qualità nell’opera di salvaguardia e di ripristino del legame tra Alpi ed alpini, introducendo un regime rafforzato e mirato di incentivi. L’elemento più forte è rappresentato dall’integrazione di paga, che tiene conto dei dislivelli di reddito esistenti tra le regioni dell’arco alpino e il resto d’Italia e viene pertanto portata dai 50 euro mensili attualmente previsti a 500 euro, e comunque a una misura non inferiore al 30 per cento dell’emolumento stabilito dalla normativa vigente per i militari della stessa categoria».

È inoltre previsto, «che sia garantito, nei limiti del possibile, lo svolgimento del servizio in siti prossimi al comune di residenza dei volontari in ferma prefissata, fatte salve naturalmente le circostanze che implichino l’impiego operativo».