La piattaforma “Atlantis” ha problemi di sicurezza: nuova minaccia sul Golfo del Messico?

Pubblicato il 21 Maggio 2010 - 15:55 OLTRE 6 MESI FA

Una nuova minaccia incombe sul già compromesso Golfo del Messico, infatti sembra che la piattaforma petrolifera “Atlantis”, gestita dalla British Petroleum, la stessa compagnia che si occupava del funzionamento della Deepwater Horizon esplosa il 20 aprile, abbia problemi di sicurezza.

L’Atlantis, che è uno dei più grandi impianti di estrazione degli Stati Uniti, trivella petrolio a circa 2100 metri di profondità e funziona ininterrottamente dal 2007 ma, secondo l’agenzia di stampa AP, la British Petroleum non rispetterebbe i suoi stessi standard di sicurezza: la documentazione che regola le scadenze e gli aspetti tecnici importanti per il funzionamento quotidiano non sarebbe infatti completa.

Un modo di gestire che fa inorridire l’esperto di trivellazione petrolifera dell’università di Berkeley, Prof. Robert Bea, che denuncia l’inadeguatezza del sistema imputando le catastrofi proprio a questo genere di sciatterie.

Intanto continua la lotta contro la marea nera causata dalla Deepwater: per mezzo del tubo introdotto nel pozzo danneggiato si raccolgono 2000 dei 5000 barili al giorno che ne fuoriescono e sulla coltre di petrolio vengono sparse sostanze chimiche per farla decomporre.

La catastrofe, le cui conseguenze sono ancora lontane dall’essere prevedibili, ha colpito pesantemente anche i pescatori del Golfo che sono in grande difficoltà per la chiusura alla pesca di un’area di 118.000 chilometri quadrati.

La compagnia petrolifera BP ha accettato di assumere i costi del disastro che secondo le sue stesse stime ammonterebbe a 650 milioni di dollari anche se per altri esperti si dovrebbe piuttosto parlare di miliardi di dollari, mentre il presidente degli Stati Uniti Barack Obama vuole istituire una commissione d’inchiesta sul disastro.

Dal giorno dell’esplosione della Deepwater si riverserebbero in mare circa 800.000 mila litri di greggio al giorno danneggiando sia la superficie, sia il fondale, dove alcune delle tante chiazze di petrolio sarebbero grandi come Manhattan, sia le coste.