Scalfari-Spinelli: Sandra Bonsanti: “Perché l’hai fatto?” Finale da Re Leone?

Pubblicato il 18 Dicembre 2013 - 15:59 OLTRE 6 MESI FA

Eugenio Scalfari fa tremare scolaretti e scolarette, che si ribellano come quando un maestro di solito indulgente alza un po’ la voce. Anche  Sandra Bonsanti, che deve metà della sua vita a Scalfari. è entrata nel coro di questa polemica assurda, che riesce difficile da capire anche per chi conosce abbastanza bene i  personaggi coinvolti, le loro storie, i loro fremiti.

In un articolo pubblicato dal Fatto, Sandra Bonsanti ha singhiozzato:

“Attaccare la giornalista [Barbara] Spinelli nel fondo domenicale del suo giornale, con quelle parole e quelle motivazioni… Direttore, perché l’hai fatto? Esistono dei bavagli leciti e dei bavagli illeciti? Esiste qualcuno al di sopra di ogni giudizio, di ogni sospetto, di ogni voce critica e non nemica? L’epoca che stiamo attraversando non è già abbastanza barbara senza che arrivino scomuniche e amarezze di questo genere? Che speranza può esserci di tornare a essere un Paese democratico quando si chiede alle voci migliori di tacere, in quanto inopportune e certamente ignoranti?”.

Chi ha visto il Re Leone può intendere il sentimento che si prova in queste tardive ribellioni a Scalfari, che ne ha fatto  e scritto di ben peggio quando però al massimo dicevno “Si sa, è Eugenio…”.

Continua Sandra Bonsanti, che cita:

La risposta di Barbara Spinelli parte da un sentimento di stupore: “Sono stupita dalle parole che Eugenio Scalfari dedica non tanto alle mie idee sulla crisi italiana ma, direttamente, con una violenza di cui non lo credevo capace, alla mia persona”.

Torna sul tema Luca Mastrantonio sul Corriere della Sera. Barbara Spinelli, ricorda Luca Mastrantonio, scrive di Beppe Grillo che,

va «ascoltato», perché «non è solo l’Italia peggiore che ha votato per lui a febbraio».

Aggiunge Luca Mastrantonio che secondo Barbara Spinelli,

“mettere il grillismo sullo stesso piano di Alba dorata «è una controverità» [ed è] «scorretto accusare Grillo di condannare alla gogna i giornalisti, quando all’interno di una stessa testata appaiono attacchi di questo tipo ai colleghi»”.

Questo è un limite che Barbara Spinelli ha mostrato da tempo, associandosi alla frenesia iconoclasta di Paolo Flores D’Arcais, la cui rivista Micromega è nata, esistita e sopravvissuta grazie ai soldi che  Repubblica di Scalfari produceva.

Appare difficile pretendere le regole del birignao per chi sostiene Beppe Grillo. Impararono a loro e soprattutto nostre spese quelli che sostennero Mussolini e il Fascismo che non si possono distinguere forma e sostanza, che se accetti e sostieni Beppe Grillo devi sostenerne e accettarne il pacchetto completo.

Non tutti a sinistra si schierano contro Scalfari, l’effervescenza sembra peculiare di chi in qualche modo è dipeso dalla sua benevolenza, una vecchia regola della savana si applica anche ai dintorni di Repubblica. Claudio Petruccioli, su Twitter, è secco:

“Così Spinelli equipara Scalfari a Grillo”.

L’Unità, con una vignetta di Sergio Staino in prima pagina, saluta

«due buone notizie in un giorno solo»: Gianni Cuperlo presidente pd e «Scalfari che sculaccia Spinelli».

Gad Lerner, altro ex beneficato, lo bacchetta:

“Bobo, ti ha dato di volta il cervello? Hai bevuto un bicchiere di troppo?

battuta greve e offensiva al cui confronto l’altero richiamo di Scalfari è un cinguettio.

Nota  Luca Mastrantonio che mentre la destra, con il Giornale ,

“si gode il soccorso rosso nella campagna anti quirinalizia, la sinistra si spacca”

anche se non si tratta solo

“di divisioni interne alla sinistra, visibili nella spaccatura interna a Repubblica , tra chi critica Grillo e difende il Colle e chi fa il contrario, cioè tra Scalfari e Francesco Merlo da una parte e Stefano Rodotà e Barbara Spinelli dall’altra.

“La faglia è profonda, ha un fronte ampio, attraversa sinistra e destra antiberlusconiana, creando strani smottamenti: nell’attacco a Napolitano, infatti, chi sta con Grillo, come Travaglio e Spinelli, si trova dalla stessa parte di colui il quale era considerato il male assoluto, cioè Silvio Berlusconi“.