Sebastiano Magnanini ucciso a Londra: aveva rubato un Tiepolo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Ottobre 2015 - 12:39 OLTRE 6 MESI FA
Sebastiano Magnini ucciso a Londra: aveva rubato un Tiepolo

Sebastiano Magnini ucciso a Londra: aveva rubato un Tiepolo

LONDRA – Un omicidio in stile gangster, con il corpo legato in un carrello del supermercato riempito di sassi e lasciato annegare in un canale. Una vittima, Sebastiano Magnanini italiano di 46 anni, accusato oltre 20 anni fa del furto di un quadro del Tiepolo dal valore di milioni di euro.

Il cadavere di Magnanini è stato trovato nel Regent Park, a Londra, vicino al tunnel di Islington lo scorso 24 settembre, scrive il Messaggero:

” Veneziano d’origine, Magnanini aveva vissuto nel sestiere di Cannaregio prima di spostare il domicilio in Inghilterra qualche mese fa. Dal suo passato spuntano piccoli precedenti per reati legati alla detenzione di sostanze stupefacenti. L’unico fatto che lo aveva portato alla ‘ribalta’ della cronaca (nera) risale però al lontano 1993 in seguito al suo coinvolgimento in un clamoroso quanto maldestro furto d’arte, quello di un quadro del Tiepolo sottratto 22 anni fa dalla chiesa di Santa Maria della Fava, a Venezia.

Secondo la denuncia dell’epoca, Magnanini e un complice si fecero chiudere di sera nel santuario all’insaputa dei frati, ma – pur potendo agire indisturbati – ebbero bisogno di un terzo complice, chiamato nottetempo, per portar via il dipinto: ‘L’Educazione della Vergine’, valutato allora circa due miliardi di lire. La tela fu staccata con un taglierino e trafugata senza troppe difficoltà grazie al fatto che la chiesa non era ancora dotata di sistemi d’allarme.

Ma i tre ladri seminarono tracce ovunque lungo il percorso: si fermarono in un bar vicino alla chiesa per una bevuta, fumarono spinelli e, mentre fuggivano, fecero persino cadere per terra la tela, legata alla buona con lacci per scarpe. L’opera venne poi recuperata nel giro di tre mesi dalla squadra mobile di Venezia in un magazzino di Tessera. E i tre improbabili ladri furono denunciati. L’indagine ebbe però una coda compromettente per la stessa polizia: la facilità del rinvenimento del Tiepolo innescò un’inchiesta della magistratura sul sospetto di collusione fra elementi della Questura e il sottobosco criminale locale: otto fra agenti e funzionari vennero infine assolti, ma due ispettori e un ex capo della mobile della città lagunare – riconosciuti colpevoli in appello – subirono pesanti condanne”.