Soter Mulè: “Bondage e corde non uccidono”

Pubblicato il 5 Ottobre 2011 - 10:27 OLTRE 6 MESI FA

Soter Mulè

ROMA – “Ho perso il lavoro e non ho ancora fatto programmi per il futuro. La mia vita ha subito un completo reset. Quando riuscirò a riprendermi credo che tornerò a studiare e lavorare, ma in questo momento le due cose, non sono nemmeno in programma”. Soter Mulè racconta la sua quotidianità dopo i domiciliari a cui si trova per l’omicidio colposo di Paolo Caputo, 24 anni, soffocata dalla corda con cui era appesa in un garage della Bufalotta, a Roma.

Quella notte del 10 settembre Paola ed un’altra ragazza, Federica, praticano il bondage insieme a Mulè, ingegnere di 43 anni. Vengono legate con una corda appesa ad una tubatura del garage. Ad un certo punto Paola ha un malore: si accascia e con il peso del suo corpo fa stringere la corda attorno al collo di Federica, che rischia il soffocamento ma si salva.

Per quella vicenda Mulè è agli arresti domiciliari dal 12 settembre. Sta scontando la pena a casa dei genitori, a proposito dei quali dice “in questa tragica circostanza c’è stata la riscoperta di un grande amore reciproco”.

A Ilaria Sacchettoni del Corriere della Sera spiega che il breathplay, o gioco del respiro, non c’entra nulla con quello che lui e le due giovani stavano facendo quella sera di settembre: “Durante l’udienza con il giudice per le indagini preliminari ho saputo dell’accostamento tra “gioco del respiro” e quei tragici fatti: è una buona occasione per chiarire finalmente un aspetto importante di tutta questa vicenda. Quella notte non c’è stato alcun gioco erotico che avesse qualcosa a che fare con l’asfissia e questo spero emergerà con chiarezza in seguito”.

“Si tratta, spiega Mulè, di un’affermazione fatta da una persona che non era presente e che non segue le indagini (il titolare di un sexy shop, ndr). Non ho idea su che basi abbia realizzato questa congettura e in che modo, stando alla sua domanda, sia diventata parte integrante della ricostruzione mediatica”.

Riguardo alla lettera scritta ai genitori di Paola, Mulè chiarisce: “”Non ho scritto perché spero in una loro risposta. E’ che in questa vicenda c’è anche il mio dolore per la morte di Paola. Ho sentito il bisogno di partecipare al loro cordoglio perché sono le persone che soffrono e soffriranno di più”.

E a proposito del rapporto con la giovane morta dice: “Non penso che la differenza di età tra me e Paola possa avere importanza: il nostro rapporto non aveva lati oscuri o torbidi. Direi che non c’era alcun problema tra noi per la differenza d’età”.