Cassazione: “Morte di un figlio il più grande dolore, valutare bene i danni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Agosto 2013 - 23:41 OLTRE 6 MESI FA
Cassazione: "Morte di un figlio il più grande dolore, valutare bene i danni"

Cassazione: “Morte di un figlio il più grande dolore, valutare bene i danni”

ROMA – “La morte di un figlio, ammesso che sia possibile ipotizzare una sorta di scala progressiva dei dolori umani, rappresenta il punto più elevato di detta scala”. La Cassazione ha stabilito in una sentenza non rappresenta solo un danno morale e gli effetti sui genitori e sulla famiglia devono essere attentamente valutati, senza che questo si traduca in un “automatismo risarcitorio”, ma evitando un “vuoto risarcitorio”.

La sentenza della Cassazione, terza sezione civile, accoglie così il ricorso dei genitori e del fratello di un ragazzo morto in un incidente stradale e ha disposto il rinvio alla Corte d’appello per un nuovo giudizio, giudicando per altro “estremamente stringata” la spiegazione con cui il giudice di merito ha liquidato il solo danno morale.

Nell’incidente un’auto urtò violentemente contro un tir fermo in corsia di sorpasso e persero la vita 4 ragazzi. Dei 5 occupanti la vettura, solo uno sopravvisse, fratello di una delle vittime. Nel giudizio civile promosso di fronte al Tribunale di Viterbo dai genitori e dal fratello di uno dei giovani, fu riconosciuto un risarcimento di 318mila euro al padre, di 284 mila alla madre e di 227 mila euro al fratello.

La sentenza fu impugnata e in appello il 19 luglio 2006 fu riconosciuta una somma aggiuntiva di 10mila euro ciascuno a titolo di danno morale, mentre per le ulteriori richieste risarcitorie avanzate in relazione alle gravi conseguenze subite dalla famiglia, la Corte ritenne “ampiamente satisfattivi” gli importi liquidati dal tribunale.

Ora la Cassazione, ripercorrendo in sentenza precedenti pronunce del giudice di legittimità, ribadisce i confini del “danno esistenziale” e i limiti in cui va valutato sul piano patrimoniale, ma ricorda allo stesso tempo che le stesse Sezioni Unite hanno riconosciuto come forma di danno non patrimoniale risarcibile quello della lesione del rapporto parentale.

I genitori della vittima, sottolinea la Cassazione, “avevano lamentato che con la morte del figlio maggiore gli equilibri della vita familiare erano stati profondamente alterati” e che “il pregiudizio morale da loro subito era più grande di quello realmente risarcito”. La Cassazione ha stabilito invece che con un nuovo giudizio d’appello, si dovrà “accertare, con onere della prova a carico dei richiedenti, se in conseguenza del fatto si siano determinati autentici sconvolgimenti nella vita dei familiari dei superstiti”.