Diffami e sei laureato? La cassazione non ti scusa: "sai quello che dici"

Pubblicato il 27 Marzo 2012 - 16:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Niente scuse per i laureati: quando pronunciano frasi offensive nei confronti di qualcuno sanno bene quello che dicono, proprio per il loro livello culturale, e quindi devono essere consapevoli anche del rischio di incorrere in una condanna per diffamazione.

Lo ammonisce la Cassazione che ha confermato la condanna nei confronti di un medico accusato di diffamazione per una e-mail, indirizzata a 2500 pazienti, nella quale aveva scritto di aver allontanato un suo collega,il dottor C., dallo studio privato "per non dequalificare" la struttura sanitaria e "perché si voleva salvaguardare la qualità delle prestazioni professionali che il detto studio poteva offrire anche a scapito della quantità di tali prestazioni".

In Cassazione, il medico, condannato sia dal Tribunale che dalla Corte d'Appello di Roma, si e' difeso sostenendo di non aver avuto intenzione di offendere il collega ma di aver effettuato una semplice comunicazione di servizio.

Non cosi' per la Quinta Sezione Penale che – nella sentenza 11660 – spiega come "in presenza di espressioni socialmente denigratorie, specie se formulate da persone di elevato livello culturale, quale certamente è fino a prova contraria un laureato, deve ritenersi che l'agente sia pienamente consapevole della portata offensiva delle stesse e nessuna particolare indagine appare necessaria per accertare, in assenza di concreti elementi di segno contrario, la mancanza di consapevolezza di tale offensività e intenzionalità della condotta".