Fredy Pacini, fu legittima difesa: niente processo al gommista che sparò e uccise un ladro nella sua officina

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 16 Marzo 2021 - 08:15 OLTRE 6 MESI FA
Fredy Pacini, fu legittima difesa: niente processo al gommista che sparò e uccise un ladro nella sua officina

Fredy Pacini, fu legittima difesa: niente processo al gommista che sparò e uccise un ladro nella sua officina (Foto d’archivio Ansa)

Fredy Pacini, caso archiviato per legittima difesa. E’ il gommista che sparò e uccise un ladro che era entrato nella sua officina. “E’ la fine di un incubo anche se per me questa storia non finirà mai. Sono ancora scosso. Comprendo la gravità della vicenda ma è importante che il giudice abbia capito che non potevo fare diversamente. Quella notte tuttavia resterà sempre impressa dentro di me”.

Fredy Pacini, 61 anni, di Monte San Savino (Arezzo), affida all’avvocato Alessandra Cheli poche parole. Dopo aver saputo che non andrà a processo per aver ucciso Vitalie Tonjoc Mircea. Il 29enne moldavo era entrato di notte nell’officina dove l’imputato anche dormiva. Dormiva lì dopo aver subito più furti, riusciti o tentati.

Il giudice archivia il caso Fredy Pacini: fu legittima difesa

Il gip di Arezzo Fabio Lombardo ha depositato l’ordinanza con cui ha accolto la richiesta di archiviazione presentata per la seconda volta dalla procura. Quest’ultima aveva sostenuto la legittima difesa putativa. Il giudice, dopo aver respinto a settembre la richiesta del pm e ordinato nuovi accertamenti come voleva la sorella del 29enne, ora ha ritenuto sussistente la causa di non punibilità introdotta dalla nuova legge sulla legittima difesa. Si tratta della legge 36 del 2019. Caduta così l’accusa di omicidio colposo con eccesso colposo di legittima difesa.

Fredy Pacini sparò ai ladri nella sua officina

Pacini lo ha saputo mentre era al lavoro nella sua rivendita di pneumatici e biciclette. Proprio lì dove tutto accadde la notte del 28 novembre di tre anni fa. Il 29enne, che avrebbe agito con uno o più complici, entrò nell’officina dopo che con un piccone era stata infranta la vetrata della porta. Il rumore svegliò Pacini che dormiva in un soppalco.

Stando al suo racconto, disattivò l’allarme perchè non voleva allarmare la figlia che era a casa con la bimba di tre anni. Prese dalla cassaforte la pistola, poi avrebbe gridato. Vedendo che l’intruso non se ne andava avrebbe iniziato a sparare volendo solo “impaurirlo per mandarlo via”. Cinque i colpi esplosi, due quelli che attinsero il 29enne.

Per il gip Pacini agì “sicuramente in modo avventato e precipitoso, eccedendo colposamente i limiti di difesa legittima putativa”. Ma nel caso in esame è configurabile lo stato di “grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo attuale” che la nuova legge sulla legittima difesa ha introdotto come causa di non punibilità. Per il giudice “è ragionevole che Pacini possa essersi prefigurato che, di lì a poco, si sarebbe potuto trovare in serio pericolo di vita. E che abbiamo temuto per la sua incolumità. A ciò si aggiunga che il fatto è avvenuto in piena notte, in una zona isolata e che le forze dell’ordine, quand’anche fossero state allertate immediatamente dall’impianto di allarme, non sarebbero potute intervenire sul luogo prima di 15-20 minuti”.

Fredy Pacini, caso archiviato: la reazione di Salvini e Meloni

“Una bella notizia ogni tanto! Grazie alla nuova legge sulla legittima difesa voluta dalla Lega è stato archiviato il caso”. “Dopo quasi tre anni finisce l’incubo giudiziario, sono davvero felice per Fredy e i suoi cari, spero di poter tornare presto a trovarli e abbracciarli: giustizia è fatta”, le parole di Matteo Salvini.

“Finalmente archiviato il caso” ha detto anche Giorgia Meloni, presidente di Fdi che un anno fa volle incontrare Pacini “per mostrargli tutta la mia solidarietà per quanto stava vivendo dopo essersi semplicemente difeso. Oggi, dopo un lungo calvario giudiziario, finalmente viene riconosciuta la sua innocenza. La difesa è sempre legittima”.