Lavoro, “pagare 4 euro e mezzo l’ora un dipendente è contro la Costituzione”

di redazione Blitz
Pubblicato il 4 Agosto 2016 - 18:15 OLTRE 6 MESI FA
Lavoro, "pagare 4 euro e mezzo l'ora un dipendente è contro la Costituzione"

Lavoro, “pagare 4 euro e mezzo l’ora un dipendente è contro la Costituzione”

TORINO – “Pagare 4 euro e mezzo l’ora un lavoratore è troppo poco, è contrario alla Costituzione. Anche se il contratto è stato sottoscritto da sindacati rappresentativi come Cgil e Cisl”. Con questa motivazione un giudice del lavoro di Torino ha bocciato il trattamento economico previsto dal contratto di “Servizi Fiduciari” (SeFi) presso il quale l’addetto alla vigilanza lavorava.

L’uomo, racconta Claudio Laugeri su La Stampa, faceva quel lavoro dal 2010 presso l’istituto bancario Societé Generale Securité Service a Torino. All’epoca era dipendente della Manitalidea, che aveva vinto l’appalto per il servizio. All’inizio il suo stipendio era di mille e 243 euro (lordi) al mese. Due anni dopo, dopo che l’appalto era andato ad un’altra azienda (che aveva mantenuto il dipendente), lo stipendio era passato a mille e 300 euro al mese. Due anni dopo c’è stato un nuovo cambio di appalto e di stipendio, che questa volta è stato però abbassato, passando a mille e 49 euro al mese. Dopo quattro mesi, un nuovo contratto, quello dei “Servizi Fiduciari”. Retribuzione: 715 euro lordi (583 netti) al mese. Quattro euro e 40 lordi l’ora, poco più di 3 e 30 netti. 

Uno stipendio oggettivamente insufficiente per arrivare a fine mese, considerato tra l’alto che il dipendente in questione paga 350 euro al mese di affitto e cento euro di spese. Così l’uomo si è rivolto ad un avvocato e il giudice gli ha dato ragione:

“Una retribuzione che prevede una paga oraria di 4 euro e 40 lordi, manifestamente non è sufficiente al lavoratore per condurre un’esistenza dignitosa e far fronte alle ordinarie necessità della vita”, scrive il giudice milanese Giorgio Mariani. Pur riconoscendo la validità normativa del contratto contestato, “questo non lo mette certamente al riparo dallo scrutinio di compatibilità con la norma costituzionale”.

Il riferimento è all’articolo 36 della Costituzione, che recita:

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionale alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.