Livia Barbato e Aniello Mormile, no droga. Incidente voluto

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Ottobre 2015 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA
Livia Barbato e Aniello Mormile, no droga. Incidente voluto

Livia Barbato e Aniello Mormile, no droga. Incidente voluto

NAPOLI – Non era drogata Livia Barbato e nemmeno il fidanzato, Aniello Mormile. Quella del giovane, quindi, è stata una scelta lucida e deliberata. Aniello Mormile è il giovane che nel luglio scorso ha deliberatamente fatto inversione sulla tangenziale di Napoli, andandosi a schiantare contromano contro un’altra auto. Morirono un altro uomo, Aniello Miranda, e Livia Barbato, la fidanzata che viaggiava con lui. Un colpo di testa dovuto alla droga o all’alcol? No, una scelta deliberata. Aniello è uscito miracolosamente illeso dall’impatto.

Spiega l’avvocato Andrea Raguzzino, che assiste la famiglia della 22enne: “Oggi abbiamo la certezza che Livia non faceva uso di droga, pensiamo che lo stesso si possa dire per il fidanzato, ora più che mai si può dire che quella manovra con cui si è fatta inversione di marcia è stata un gesto lucido, cosciente, volontario. Ci auguriamo che le indagini sappiano chiarire cosa è accaduto quella notte”.

La testimonianza di Salvatore Raglione, l’uomo che per primo si è fermato sul luogo della tragedia per prestare aiuto alle due vittime e allo stesso Mormile, racconta una scena raccapricciante. In una intervista al Corriere del Mezzogiorno, Raglione spiega: “Il ragazzo alla guida della Clio (Mormile, ndr) era perfettamente lucido e cosciente, altro che ubriaco. Ho visto che il conducente della Clio allungava un braccio – continua Raglione ripercorrendo le immagini di quella notte –, ho preso una bottiglia d’acqua, mi sono avvicinato e gli ho chiesto come stesse”. Proprio in quell’istante il soccorritore ha visto in volto Mormile e gli è apparso ”lucidissimo, cosciente e in discrete condizioni”. ”Io sto bene, pensa alla mia ragazza dietro”, gli avrebbe detto il 29enne. ”Intanto – continua Raglione, che è anche l’unico testimone – Livia era dietro, sul sedile posteriore. Ho pensato: o stava dormendo o si era rifugiata sul sedile posteriore perché aveva paura. Gemeva e si vedeva che era molto grave”.