Mafia Capitale, processo al via. Marino vs M5S su scontrini

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Ottobre 2015 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA
Mafia Capitale, processo (anteprima): Sabella c'è, Marino no

Mafia Capitale, processo (anteprima): Sabella c’è, Marino no

ROMA – Alle 11 di martedì si è aperto a Roma il processo con rito abbreviato per l’ex dg di Ama (l’azienda romana dei rifiuti) Giovanni Fiscon e altre quattro persone. Si tratta di una sorta di anteprima del maxi processo per lo scandalo Mafia Capitale che partirà il 5 novembre prossimo e in cui il Comune di Roma si è costituito parte civile. Indeciso fino all’ultimo sulla sua presenza in aula, il sindaco dimissionario Ignazio Marino, che in un primo momento aveva espresso la sua ”ferma intenzione” di partecipare con la fascia tricolore, ha invece deciso di dare forfait.

Un forfait dovuto al fatto che mentre il processo si apriva, Marino era in Campidoglio per una conferenza stampa per far luce sullo scandalo scontrini e le note spese del Comune di Roma. Marino ha attaccato M5S e ha precisato di non essere indagato:

Gli esposti presentati contro di me sono vergognosi, scritti da persone in malafede o non informate sui fatti” ha attaccato riferendosi alle denunce di Fratelli d’Italia e del M5s. Ad esempio, ha spiegato Marino, “gli scontrini riferiti alla tintoria non riguardano il lavaggio die miei vestiti ma di quelli storici del Campidoglio. Non ho mai usato denaro pubblico per miei fini personali, semmai il contrario: a volte ho usato il mio denaro personale per fini pubblici”.

Il sindaco dimissionario ha poi ribadito di non essere indagato ma di essere stato ascoltato dai pm come “persona informata sui fatti”. “Mi sono dimesso da sindaco – ha spiegato – per un estremo rispetto dell’autorità giudiziaria, dinanzi alla quale volevo presentarmi da dimissionario, per spiegare i fatti relativi agli esposti che mi riguardano

Per quanto riguarda la prima parte del processo Mafia Capitale, oltre a Fiscon, sul banco degli imputati Emanuela Salvatori, ex responsabile del coordinamento amministrativo per l’attuazione del Piano nomadi del Campidoglio; Emilio Gammuto, collaboratore di Salvatore Buzzi; Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, accusati di usura nei confronti di un imprenditore.

L’ex direttore generale dell’Ama, accusato di corruzione aggravata dall’aver agevolato l’associazione mafiosa capeggiata da Massimo Carminati, difeso dagli avvocati Salvatore e Federico Sciullo, ha chiesto di accedere al rito alternativo condizionato all’audizione di una ventina di testimoni, vecchi e nuovi dirigenti di Ama: fra di loro gli ex presidenti Daniela Valentini, Domenico Tudini, Giovanni Hermanin, Giorgio Benvenuti, l’attuale numero uno Daniele Fortini, l’ex ad Franco Panzironi, l’ex sindaco Gianni Alemanno e il prefetto Goffredo Sottile, in quanto commissario del governo per l’emergenza rifiuti di Roma dal 2012 al gennaio del 2015.