Parma. Manenti, ecco qual era il “bonifico”: il riciclo dei soldi sporchi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Marzo 2015 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA
Parma. Manenti, ecco qual era il "bonifico": il riciclo dei soldi sporchi

Parma. Manenti, ecco qual era il “bonifico”: il riciclo dei soldi sporchi

PARMA – Manenti, ecco qual era il “bonifico”: il riciclo dei soldi sporchi. E’ dal 9 febbraio scorso, da quando cioè Giampietro Manenti è diventato proprietario del Parma calcio rilevandolo al prezzo di un euro, che i giocatori, l’allenatore, i tifosi, la città intera, gli appassionati di calcio in genere, aspettavano: quando arriva il bonifico? Quando arrivano cioè i soldi promessi dal nuovo patron, per pagare non solo gli stipendi dei calciatori, ma anche l’affitto dello stadio, la luce, il pullman per le trasferte, gli addetti al campo, la pulizia degli spogliatoi…

Quando mercoledì 18 marzo la Guardia di Finanza l’ha portato in carcere, tutti alla fine hanno capito cosa aspettava Giampietro Manenti per versare il benedetto bonifico: aspettava 4,5 milioni di euro in soldi sporchi, 4,5 milioni di capitali illeciti pronti per essere riciclati, proprio attraverso il Parma calcio. 4,5 milioni di euro rubati a una banca svizzera con un colpo di clic sul computer dai suoi complici hacker specializzati in operazioni del genere.

Il Parma calcio serviva, nelle intenzioni di Manenti (finito nella rete che coinvolge i 22 arrestati, hacker ed esponenti di mafia, camorra e’ndrangheta interessati al riciclaggio di denaro frutto di attività illecite dell’indagine della Procura di Roma), appunto a pulire il denaro sporco. Come?  Attraverso transazioni di denaro elettronico che passavano da un conto bancario a un altro, o con il furto di dati e la clonazione di carte di credito: i soldi dovevano affluire nel bilancio del  Parma vestiti da corrispettivo per l’acquisto di biglietti mai effettuato, come uscite per spese di merchandising o di sponsorizzazioni fittizie, mai esistite.

Grazia Longo su La Stampa, che ha guardato con attenzione le carte depositate dagli inquirenti (le intercettazioni telefoniche), fornisce un paio di esempi illuminanti del modo di agire alle spalle della società.

Il gip Cinzia Parasporo, nell’ordinanza di custodia cautelare, precisa che Manenti, «in relazione a scadenze di pagamento inizialmente previste per il 16 febbraio 2015, al fine di evitare la messa in mora del Parma da parte dei giocatori e il conseguente fallimento della stessa, si metteva in contatto con Dionigi Augelli». È del 10 febbraio il primo sms di Augelli a Manenti: «Ho terminato ora appuntamento con finanziatori, ok tieni un posto nel cda».

Il giorno dopo altri due sms partiti da Augelli: «Avrei un cliente pronto a sponsorizzare con carta di credito da farsi anche in banca (450.000 euro)», «il tutto ovviamente quando il Parma sarà di tua proprietà». Augelli è stato arrestato come l’altro complice, Zangardi. Interessante un’intercettazione di quest’ultimo, «Ma noi già solo con un cash flow così gli faccio vedere io cosa combiniamo», per rinviare di 30 giorni i pagamenti del club e intanto usare i milioni per il trading finanziario sulla piazza di Londra, aprendo una società ad hoc: 3,8 milioni il guadagno ipotizzato in un mese. (Grazia Longo, La Stampa)