Tiziano Renzi, crac Chil Post: giudice ordina nuove indagini

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Ottobre 2015 - 13:59| Aggiornato il 26 Ottobre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Tiziano Renzi, crac Chil Post: giudice ordina nuove indagini

Tiziano Renzi

GENOVA – Tiziano Renzi, padre del presidente del Consiglio, resta indagato per la bancarotta fraudolenta da 1,3 milioni di euro seguita al fallimento della Chil Post, società di marketing e promozione con sede a Genova da lui guidata.

Nel 2010 Tiziano Renzi cedette la Chil Post, di cui era amministratore unico, ad Antonello Gabelli e Gian Franco Mossone, padre di Mariano, uomo che, secondo quanto scrive il Secolo XIX, “con Renzi senior aveva in passato avuto svariati rapporti”.

Il pubblico ministero aveva chiesto per Tiziano Renzi l’archiviazione, ma il giudice per le indagini preliminari non l’ha accolta, chiedendo nuove indagini “volte ad acclarare i rapporti contrattuali intercorsi tra il gruppo Tnt e le società Chil Post Srl e Chil Promozioni Srl”, riferisce il Secolo XIX.

Per l’avvocato di Tiziano Renzi, Federico Bagattini, “si tratta di accertamenti che non daranno sorprese, essendo tutto documentabile e privo di ogni rilievo di carattere penale”.

 

La Chil Post, una società di marketing e promozione con sede a Genova, era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà dal padre del premier Tiziano Renzi a Antonello Gambelli e Mariano Massone.

Per il pm non sarebbe però emerso alcun elemento per far ritenere che Tiziano Renzi avesse avuto una ‘regia’ anche dopo la cessione, nonostante i dubbi sui suoi datati rapporti d’affari con Massone.

Il padre del premier era stato accusato di una bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro a seguito del fallimento della Chil. Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda ‘sani’ alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, per poco più di 3.000 euro, cifra non ritenuta congrua.

Prima della cessione della società, Matteo Renzi, insieme alle sorelle, ne era stato amministratore e dal 1999 al 2004 era stato anche dipendente della Chil spa. Quando l’attuale capo del Governo venne eletto presidente della Provincia di Firenze (2004), aveva avuto il ‘distacco’ dall’azienda dopo averne ceduto il 40% delle quote; continuò a percepire i contributi lavorativi per nove anni.