Trieste, sparatoria in Questura. Il Tar annulla la sospensione dell’agente fuori servizio che intervenne per la bonifica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Marzo 2021 - 13:38 OLTRE 6 MESI FA
Trieste, sparatoria in Questura. Il Tar annulla la sospensione dell’agente fuori servizio che intervenne per la bonifica

Trieste, sparatoria in Questura. Il Tar annulla la sospensione dell’agente fuori servizio che intervenne per la bonifica

Il Tar ha annullato la sospensione per un poliziotto che intervenne durante la sparatoria alla questura di Trieste lo scorso 4 ottobre del 2019.

Il poliziotto, fuori servizio, decise di intervenire lo stesso e cercò di bonificare la questura non sapendo però che ormai l’aggressore era stato fermato.

Quel giorno, il dominicano Alejandro Augusto Stephan Meran, di 29 anni, fermato per la rapina impropria di un motorino, aveva ucciso gli agenti Pierluigi Rotta 34 anni di Napoli e Matteo Demenego 31 anni di Velletri, ferendone un terzo. Assieme all’assassino c’era il fratello Carlysle Stephan Meran 32 anni, poi risultato estraneo all’episodio.

Il poliziotto aveva fatto ricorso con gli avvocati Vincenzo Rocco e Francesca Pia Testini, il ministero dell’Interno si era affidato all’Avvocatura dello Stato.

Trieste, sparatoria in Questura. Il Tar annulla la sospensione dell’agente fuori servizio. Ecco che cosa accadde

A raccontare tutto è il Fatto Quotidiano.

“Quel giorno il ricorrente ha appreso che c’era stata una sparatoria e ha deciso di intervenire… dalle notizie frammentarie raccolte risultava la presenza di un numero non definito di persone armate nascoste nei sotterranei”.

Esperto in interventi del genere, aveva “chiesto ad un collega di far immediatamente controllare i filmati delle telecamere per verificare l’esatto numero degli aggressori” poi “è sceso nei sotterranei munito dell’arma d’ordinanza per procedere a una bonifica di tutti i locali”.

Dopo aver “escluso la presenza di altre persone è uscito all’esterno assicurandosi che l’omicida, ferito, fosse portato in sicurezza all’ospedale”. Quindi è salito al terzo piano, negli uffici della Squadra Mobile perché gli avevano detto che uno degli attentatori si trovava lì. Non sapeva che alle 17.26 il fratello di Alejandro aveva già escluso altri incursori. “Alla presenza di molte persone che lo sorvegliavano, si è avvicinato con modi bruschi, lo ha fatto alzare per farlo portare in altro ufficio e puntando il dito verso di lui gli ha chiesto se ci fossero altre persone”. In quei momenti concitati il poliziotto non si è accorto del magistrato di turno. “Alcuni superiori presenti sul luogo – scrivono i giudici – hanno cercato di farlo desistere da tale azione perché la situazione si era in realtà già stabilizzata. Il ricorrente ha contestualmente avuto un alterco con il pm di turno presente che – avendo già assunto la direzione delle indagini – ha mostrato il proprio disappunto per il comportamento del ricorrente che non ha desistito dal continuare la propria azione e ha risposto con tono acceso affermando di agire per questioni di sicurezza”. 

Per questo era stato sospeso per sei mesi dal servizio. Il ricorso sosteneva innanzitutto la buona fede, “in una situazione di assoluto, generalizzato allarme”. L’agente, infine, non sapeva che ci fosse già il pm. Tutto questo, secondo il Tar, ha reso il suo “un errore scusabile”.