Val di Susa, operai sotto assedio: “Minacciati da No Tav, ghettizzati in paese”

Pubblicato il 16 Maggio 2013 - 10:40 OLTRE 6 MESI FA
Val di Susa, operai sotto assedio: "Minacciati da No Tav, ghettizzati in paese"

Foto Ansa delle armi sequestrate ai No Tav

CHIOMONTE (TORINO) – Cantiere Tav di Chiomonte, Val di Susa, vita di operai “sotto assedio”: “Abbiamo paura, sanno i nostri nomi, i nostri indirizzi, conoscono le nostre famiglie”. Loro sono i “No Tav“, ma non solo quelli violenti. Con una valle schierata contro la linea ad Alta Velocità Torino-Lione, anche chi banalmente lavora al cantiere corre il rischio di essere ghettizzato. Emarginato nella vita di tutti i giorni, al bar, alla Posta. Paolo Griseri ha intervistato uno di questi operai per Repubblica. “Operaio, non eroe”, spiega l’intervistato. Perché di 110 operai che lavorano al cantiere, 65 vengono dalla Val di Susa.

Il primo episodio raccontato dall’operaio riguarda suo figlio ed è avvenuto a scuola: Di fronte agli altri bambini, la maestra aveva chiesto a Luca: «Tuo papà lavora al cantiere del Tav? Ma lui è favorevole? E perché? Non sa che siamo tutti contrari?». Luca, 8 anni, non aveva saputo che cosa rispondere. «Quel giorno — racconta Giovanni — mi sono arrabbiato davvero. Sono andato a chiedere spiegazioni e la maestra mi ha risposto: “Non si preoccupi, è suo figlio che ha equivocato”. Sarà. Ma da allora ho detto a Luca: “Quando ti chiedono se papà lavora al cantiere di Chiomonte rispondigli che lavora senza dirgli dove”».

L’operaio ricorda a Griseri cosa vuol dire arrivare al cantiere la mattina, dove gli “incappucciati” ti aspettano e prendono di mira te e la macchina.

Ad esempio, l’operaio ricorda la storia di un collega “aggredito una settimana fa, era stato bloccato a poche centinaia di metri dall’ingresso principale e minacciato da una trentina di persone a volto coperto: «Sappiamo dove abiti, sappiamo chi è tua moglie, stai attento». «La valle è piccola — racconta Giovanni — tutti ci conosciamo, tutti sanno tutto di chiunque.

Altro episodio raccontato, quello del prete “che si lava le mani”: Ma anche chi avrebbe l’autorità per farlo, preferisce nascondersi. È successo all’inizio di dicembre quando il vescovo di Susa, Alfonso Badini Confalonieri, ha scelto di seguire la strada tracciata nel Seicento da un parroco comasco, don Abbondio, rifiutando addirittura di celebrare la Messa di Santa Barbara al cantiere di Chiomonte: «La Chiesa — si era giustificato il monsignore — è al di sopra della Tav e non vuole farsi tirare in questa storia»