Artico, Mosca chiederà all'Onu l'ampliamento dei confini

Pubblicato il 6 Luglio 2011 - 19:04 OLTRE 6 MESI FA

Polo Nord (Ap/Lapresse)

MOSCA – Mosca vuole diventare entro il 2020 la principale potenza dell’Artico e il prossimo anno tornerà alla carica dell’Onu per cambiare la mappa della regione allargando le proprie frontiere: l’obiettivo è mettere le mani sul tesoro di idrocarburi che si renderanno disponibili con le nuove tecnologie e soprattutto con il progressivo scioglimento dei ghiacci per il riscaldamento del pianeta.

Una fortuna stimata nel 13% delle riserve mondiali non ancora scoperte di petrolio e nel 30% di quelle di gas, secondo l’istituto geologico Usa.

”Spero che nel 2012 potremo presentare alla commissione Onu una richiesta scientificamente fondata sull’allargamento dei confini della nostra piattaforma nell’Artico”, ha reso noto oggi il vicepremier Sergei Ivanov, annunciando la partenza di una seconda spedizione scientifica per studiare la piattaforma artica russa, dopo quella che nel 2007 aveva piantato il tricolore a oltre 4000 metri di profondità. Il vascello per le ricerche è salpato ieri da Murmansk, scortato dal rompighiaccio nucleare Rossia.

Mosca aveva già chiesto all’Onu un’estensione dei propri confini artici nel 2001 ma la documentazione era stata rimandata al mittente per carenza di prove.

Ora la Russia intende dimostrare che le dorsali sottomarine di Lomonosov e di Mendeleiev, che si estendono rispettivamente dalla Groenlandia alla Siberia e al Polo Nord e dalla Siberia al centro dell’oceano Artico, sono un prolungamento naturale della sua piattaforma continentale.

Ma la Lomonosov dovrà vedersela con Canada e Danimarca, che avanzano una rivendicazione territoriale analoga.

Ottawa ha già fatto sapere che sottoporrà la sua richiesta alle Nazioni Unite nel 2013.

La ”guerra dell’Artico” riguarda anche altri due Stati rivieraschi, gli Usa e la Norvegia. In ballo c’è il controllo non solo di risorse energetiche strategiche, ma anche di nuove vie per i traffici marittimi e di nuovi spazi per la pesca e il turismo.

La scorsa estate, la Russia ha inaugurato nell’Oceano Artico una nuova rotta per il trasporto di gas condensato e petrolio destinati ai mercati asiatici in piena espansione, in particolare la Cina.

Una rotta lunga 13 mila km, che le farebbe risparmiare quasi 10 mila km rispetto a quella tradizionale lungo il Canale di Suez. Nel 2011 è atteso un traffico di tre milioni di tonnellate, una cifra che Ivanov spera di raddoppiare l’anno prossimo.

La Russia ha previsto di creare anche delle unità militari specializzate a protezione della sua zona artica. La guerra, infatti, potrebbe non essere solo energetica: il comandante della marina russa, l’ammiraglio Vladimir Visotski, ha evocato proprio oggi ”le sfide e le minacce” che a suo avviso rappresentano le ambizioni artiche di certi Paesi della Nato, ma anche di altri Stati come la Cina, il Giappone e le due Coree, mentre Malaysia e Thailandia hanno intensificato le loro attività nella regione. Minacce che, ha ammonito, potrebbero ledere ”gli interessi economici russi”.