Domenica scorsa, Buenos Aires è stata teatro di un orribile omicidio che ha scosso la comunità LGBT+. Un uomo di 62 anni, descritto come “mentalmente instabile”, ha dato fuoco alla stanza di una pensione dove alloggiavano due coppie lesbiche, provocando la morte di tre delle donne e lasciando l’unica sopravvissuta in condizioni critiche. La Federación Argentina LGBT ha definito l’attacco “uno dei crimini d’odio più aberranti degli ultimi anni”, denunciando lo stato come complice e parlando apertamente di lesbicidio. Le vittime di questo atroce atto sono Pamela Cobbas, 52 anni, che è deceduta poche ore dopo l’attentato; Mercedes Roxana Figueroa, della stessa età, che ha resistito per due giorni tra atroci sofferenze, e Andrea Amarante, 42 anni, che ha lottato per una settimana prima di cedere. L’unica sopravvissuta, Sofia Castro Riglos, 49 anni, è attualmente fuori pericolo in ospedale. È stata la sua testimonianza a permettere l’arresto del responsabile.
Justo Fernando Barrientos, l’uomo che ha deliberatamente incendiato la stanza, viveva nella stanza accanto. Prima di essere arrestato, ha tentato il suicidio. Il governo di Javier Milei ha condannato l’atto, dichiarando che ogni forma di violenza è riprovevole. Tuttavia, il portavoce Manuel Adorni, citato da La Repubblica, ha cercato di minimizzare l’episodio, affermando che la violenza è un problema più ampio che colpisce sia uomini che donne. Quando un deputato ha chiesto di parlare specificamente di lesbicidio, Adorni ha risposto che la parola non è registrata nella Royal Academy of Language, suscitando ulteriori polemiche.