Cina, mercato nero del giornalismo scientifico: paghi e firmi un articolo

di Francesco Montorsi
Pubblicato il 11 Dicembre 2013 - 07:06 OLTRE 6 MESI FA
Cina, mercato nero del giornalismo scientifico: paghi e firmi un articolo

Giornalisti cinesi (foto Lapresse)

PECHINO – Anche la scienza ha un mercato nero. E in Cina va molto forte. Chi ha passeggiato tra i corridoi di un’università ha forse qualche volta intravisto quegli annunci incollati ai muri che più o meno furtivamente propongono a svogliati studenti lavori, tesi e tesine già fatti, cotti e mangiati, pronti per l’uso. Dietro pagamento, bene inteso.

Da poco si è venuti a sapere, grazie ad un meritorio articolo pubblicato dalla seria e celebra rivista Science, che questo tipo di mercato nero tocca anche le sfere più alte, se così si può dire, del sapere.

Nella vostra giovinezza, avete avuto velleità di scienziato? Avete sognato di pubblicare un articolo scientifico su un’importante rivista? Se avete qualche risparmio, il vostro sogno è più a portata di mano, o di portafoglio, di quanto pensiate. Per la cifra di 10000 euro potrete vedere la vostra firma sopra un articolo scientifico. Il tutto made in China.

Esiste in Cina, come è stato mostrato dall’inchiesta di Science, una fiorente industria dell’articolo taroccato. Qui, diverse agenzie propongono ad aspiranti e pigri autori scientifici di far apparire il loro nome tra gli autori di un articolo per qualche migliaio di yuan, (un gran numero di articoli scientifici, specie nelle scienze dette dure, sono firmati non da un singolo ma da un gruppo di autori).

Sono decine le agenzie cinesi ad esserci specializzate in questo originale mercato nero, proponendo perfino servizi su misura, più artigianali, all’antica. Sembrerebbe che dei ricercatori-ombra siano pagati per svolgere la ricerca che altri vorrebbero pubblicare (senza averne il tempo o la voglia). Il mercato è aperto e i prezzi adatti a varie tasche. Da 1600 euro di base a 26300 dollari, fino a somme cioè più elevate dei salari di alcuni professori universitari in Cina.

La ragione di questo scandaloso mercato deriva dalle condizioni dei reclutamenti universitari, simile d’altronde in Cina a quelle di molti altri paesi – una condizione espressa dal proverbio anglosassone, publish or perish, pubblicare o morire. Per fare carriera, giovani e meno giovani ricercatori devono aver pubblicato il maggior numero possibile di articoli. Poiché la concorrenza è spietata, alcuni non disdegnano le pratiche scorrette o le scorciatoie.

Nel 2012 gli articoli scientifici pubblicati in Cina hanno toccato quasi la soglia vertiginosa di 200000 unità. Una marea di sapere, parole, cifre, statistiche, ricerche di laboratorio, conclusioni, ipotesi. Ma chissà anche quanta merce taroccata, e di contrabbando là in mezzo.