Haiti. Caos aiuti, polemica contro Usa: “Serve coordinamento”

Pubblicato il 19 Gennaio 2010 - 18:47 OLTRE 6 MESI FA

Aiuti bloccati in aeroporto, cibo e medicine lanciati dagli elicotteri, violenze e sciacallaggio, rischio tetano e morbillo: a una settimana dal terremoto ad Haiti regna il caos.

L’esercito americano in poche ore ha distribuito dal cielo 14 mila razioni di cibo e 13 mila litri di acqua, anche se pericoloso, come sottolineato pochi giorni fa da Robert Gates, segretario della Difesa Usa.

Mentre sono in arrivo altri rinforzi statunitensi, il presidente haitiano lancia l’allarme: «La situazione è catastrofica» ha detto il presidente René Preval, «sarebbe stato terribile per qualunque Paese, ma Haiti, che era già debole, ha ancora più bisogno di aiuto».

Quello che serve ora è «coordinare gli aiuti internazionali», un compito che spetta «allo stato haitiano insieme all’Onu attraverso una struttura di coordinamento». Il problema della sicurezza è «normale» nelle condizioni in cui si trova il Paese, e non bisogna chiedere che si scelga tra l’aiuto offerto da Hugo Chavez e quello di Barack Obama.

«Non sceglieremo» ha detto Preval, «continueremo a fare come abbiamo sempre fatto: sommeremo l’uno all’altro. Non abbiamo problemi con gli Usa né con il Venezuela».

ITALIANI Secondo i dati della Farnesina sono cinque gli italiani che mancano all’appello,  si teme che due di loro non siano sopravvissuti. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha spiegato che «la situazione è drammatica» e ha puntato il dito contro l’organizzazione delle operazioni di soccorso e di aiuto: «Ci dovrebbe essere una autorità che coordina tutto – ha detto il Cavaliere -, ma finora questo non è accaduto».

«Ci stiamo sentendo un po’ tutti a livello internazionale per un coordinamento, ma la situazione è veramente drammatica», ha aggiunto il premier sulla scia delle critiche francesi e brasiliane al ruolo di prima linea assunto dagli Usa.

Secondo il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, l’Ue deve prendere in considerazione l’eventualità di istituire una Forza rapida di intervento umanitario. «Dobbiamo pensare ora a lungo termine» ha detto, «dopo aver provato a fare il possibile dobbiamo riflettere su uno strumento che ci aiuti a reagire più rapidamente». Intanto si continua a scavare sotto le macerie alla ricerca di cadaveri e sopravvissuti: l’Onu ha annunciato che sono 90 le persone estratte vive.