Karim Franceschi: “Io, italiano che ha sparato contro Isis”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Aprile 2015 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA
Karim Franceschi: Io, l'italiano che combatte l'Isis

Karim Franceschi

ANCONA – Si chiama Karim Franceschi, ha 25 anni, è di Senigallia in provincia di Ancona, ed è l’unico italiano che combatte come volontario contro l’Isis. Ora Karim, padre italiano e madre marocchina, dopo tre mesi passati nel Kurdistan iracheno è tornato in Italia e racconta la sua storia: “Ero andato a Kobane con un progetto umanitario, per fare controinformazione. Poi in un villaggio a due chilometri dalla città, ho visto la tragedia e ho pensato che avessero bisogno di un aiuto ancora più consistente di quello umanitario. Mi sono confrontato con la gente, ho visto molti bambini soldato, alcuni di loro morti combattendo per la libertà di Kobane: ho deciso che dovevo fare di più“.

Karim ha combattuto come volontario contro l’Isis, a fianco dei curdi. Nel centro sociale “Arvultura”, ha incontrato i giornalisti per raccontare la sua avventura:

”A Kobane sono dovuto entrare illegalmente perché il governo rende impossibile portare aiuti. Sono entrato illegalmente, così come sono uscito in maniera clandestina. Ho trovato una città in rovina, che poteva crollare da un momento all’altro; gente difesa solo da una linea. Ero volontario, ho fatto quattro giorni di addestramento e sono andato in prima linea. Ma avevo un obiettivo: combattere per salvare l’esperimento politico di Kobane, basato sull’autonomia democratica, un esperimento che si richiama a costituzioni europee. In quella enclave convivono fedi religiose diverse e viene riconosciuto il ruolo della donna. Tutte le minoranze sono rispettate e vantano i medesimi diritti. E’ proprio questo modello che l’Isis vuole abbattere”.

Karim, figlio di un partigiano che fece la Resistenza, racconta come si muove la jihad:

“Ci sono territori ancora sotto il controllo dell’Isis. Ho assistito ad un attacco devastante con 16 morti e 30 feriti. L’arma più forte del Califfato è la propaganda, ed è quella che arriva prima ancora degli integralisti islamici. C’è bisogno di una forte spinta da parte di tutti gli Stati del mondo, Italia compresa, per proteggere questa comunità. Centomila abitanti sono tornati nella città, ma lì non c’è più niente. Possiamo mandare aiuti sanitari ed umanitari, possiamo contribuire alla ricostruzione se proprio il Governo italiano non intende intervenire con le armi”.

E com’è combattere da volontario contro l’Isis? ”Io sono stato l’unico italiano a combattere l’Isis, mentre sono molti quelli che vanno a combattere a fianco dei miliziani islamici insieme ad altri giovani europei e da tutto il mondo, richiamati da una forte propaganda. In prima linea si combatteva tutto il giorno, a parte le pause per mangiare quello che c’era, e per dormire. Ho visto alcuni miei compagni cadere. E’ stato un periodo molto duro, anche perché sapevamo quello che c’era attorno a noi, ed eravamo consapevoli del rischio che correvamo. Ognuno di noi aveva con sé una granata pronta ad esplodere nel caso venissimo fatti prigionieri dall’Isis”.