Leila, first lady e Mata Hari di Tunisia

Pubblicato il 18 Gennaio 2011 - 21:13 OLTRE 6 MESI FA

Leila Trabelsi

La figura di Leila Trabelsi, moglie dell’ormai ex presidente tunisino Ben Ali, secondo le cronache locali somiglia a una moderna Mata Hari. Una donna che da giovanissima è arrivata al potere per poi tentare un colpo di Stato nei confronti del marito, cosa che non le è riuscita obbligandola alla fuga.

“Il regime ha iniziato a incrinarsi un anno fa, quando i destini di Ben Alì e della moglie si sono separati: Leila voleva già candidarsi nell’ottobre 2009 alla presidenza e qualche mese dopo lei ha cominciato a tramare un colpo di stato “soft” per emarginare un marito anziano e malato: ambiva a diventare qualche cosa di più della reggente di Cartagine”, sostiene Kamel, uno dei cugini del pletorico clan presidenziale, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore.  “Senza nulla togliere a una rivolta popolare spontanea – continua Kamel – questo contrasto tra i due spiega il precipitare degli eventi: la partenza anticipata per Dubai di Leila con il figlio minore – unico maschio avuto da Ben Alì nei suoi due matrimoni – e la rimozione del capo della sicurezza Ali Seriati, un fedelissimo di Leila che voleva spingere il presidente al muro contro muro contro la piazza e poi esautorarlo”.

La storia di Leila-Mata Hari, nata nel 1957, inizia ben prima delle nozze con Ben Ali, avvenute nel 1992. Inizia con un’accusa di contrabbando. Per togliersi dai guai Leila si offre come informatrice del governo, cosa che le è facilitata visto che un doppio passaporto: tunisino e libico. La giovane Leila si inserisce negli ambienti tripolini e diventa ben presto un agente doppio: informatrice per Tunisi e per Tripoli.

Incontra così Ben Ali, che dal 1987 è al potere in Tunisia: lei nel frattempo è arrivata a tenere in mano la rete dei servizi segreti. Dopo il matrimonio di fatto la sua famiglia si impadronisce economicamente della Tunisia. Fino alla fuga di lei a Dubai.

“Leila non è riuscita a inchiodare Ben Alì sfruttando la rivolta popolare per accantonarlo. Oggi è il clan Trabelsi che colpisce alle spalle la nuova Tunisia: un messaggio brutale inviato a quelli che sono oggi al governo”, conclude Kamel.