Crediti imprese, niente anticipo di addizionale Irpef. Servirà altra manovra?

Pubblicato il 3 Aprile 2013 - 11:14| Aggiornato il 6 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Crediti alle imprese, niente anticipo di addizionale Irpef. Servirà altra manovra? L’addizionale regionale Irpef anticipata al 2013 non  ci sarà. Almeno questo giallo è stato risolto, nel senso che chiedevano partiti e cittadini, contrari ad altre misure di austerità  a suon di tasse.  Dopo il via libera all’unanimità del Parlamento sulla variazione dei saldi di bilancio, stasera (3 aprile) alle 19 il Consiglio dei Ministri potrà licenziare il decreto legge per sbloccare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni. L’appuntamento è stato rinviato a sera per consentire un ulteriore approfondimento (e abbiamo visto il balletto tra la bozza che diceva una cosa, il ministro dell’Economia che smentiva, i giornali che non gli credevano fino in fondo).

Se si guarda dentro al provvedimento, però, scopriamo che non è per nulla a costo zero, che impegna amministrazioni e enti locali per anni, che continua sulla falsariga dell’austerity che tutti i partiti giudicano controproducente in questa congiuntura.

No a più Irpef per pagare i creditori.  E’ stato il giallo della giornata. Il ministro Grilli ha smentito ma l’anticipo dell’addizionale regionale Irpef dal 2014 al 2013 era contenuto nella bozza del decreto. Insomma altre tasse (138 euro in più secondo la Uil per un reddito da 23 mila all’anno). Il meccanismo sarebbe dovuto scattareper le Regioni che avessero fatto ricorso all’anticipo di cassa per pagare i debiti commerciali delle p.a. Un aumento dell’addizionale fino allo 0,6%, in taluni casi un’aliquota tripla.

Una nuova manovra correttiva? Stante l’impossibilità di sforare sugli obiettivi di bilancio (il “no” categorico dell’Europa di ieri è risuonato forte e chiaro). Dunque il 2,9% di rapporto deficit/Pil  (che contiene lo 0,5% di indebitamento in più per lo sblocco dei pagamenti) e vicinissimo al limiti del 3% non si tocca. In questo modo, però, abbiamo finito ogni risorsa per quest’anno. Questa operazione rappresenta pertanto un’ipoteca pesante anche per il prossimo governo. Sostiene infatti il vicepresidente della commissione speciale della Camera, il democratico Pier Paolo Baretta, a colloquio con il Corriere della Sera:

“Restano da trovare 7-7,5 miliardi se si vuol far slittare la Tares (la nuova tassa sui rifiuti, ndr.) al 2014, cancellare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% e coprire per tutto l’anno la cassa integrazione in droga e il finanziamento delle missioni militari. Bisogna prepararsi quindi a una manovra, che spetterà al prossimo governo, ma sulla quale è bene che anche Monti faccia chiarezza, visto che entro 10 giorni deve presentare a noi e all’Europa il Def e il Piano nazionale di riforme”.

“Su un sentiero pericoloso”. Anche se è stato scongiurato l’anticipo dell’addizionale Irpef, fatto più che positivo, la situazione economico-finanziaria resta grave. Lo ricorda Mario Deaglio con un editoriale su La Stampa di stamattina (“L’economia su un sentiero pericoloso”). C’è poco da festeggiare, il 2013 ci presenterà il conto di un’Iva che aumenta a luglio, di un altro “gravame” come quello della Tares, insomma “un fuoco finanziario che sembrava prossimo a spegnersi ma continua a covare sotto la cenere”.

Indicazione, pro-memoria: “questa situazione non è frutto di qualche mente perversa nei Palazzi europei del potere […] è invece la conseguenza di un programma di risanamento strutturale della finanza pubblica italiana, al quale si era impegnato il governo Berlusconi nell’agosto 2011, successivamente messo in pratica dal governo Monti […] Il giudizio sul debito pubblico italiano, preannunciato per i prossimi giorni dall’agenzia di rating Moody’s,  ci ricorda che ci siamo certo allontanati dal baratro fiscale ma vi ci potremmo riavvicinare rapidamente”.

Tagli e titoli di Stato per salvare le imprese. A proposito degli anticipi che lo Stato farà agli enti locali che non riuscissero a far fronte ai debiti. Questi anticipi dovranno essere restituiti con piano di ammortamento a rate costanti della durata fino a trent’anni comprensive di quota capitale e interessi. Se no  restituiscono lo Stato tratterrà la parte non corrisposta dai Comuni direttamente dal gettito Imu e dalle Province dal gettito della Rc Auto. E i maggiori interessi sul debito pubblico? Questa è una sorpresa amara per i ministeri che si vedono chiamati in causa per la relativa copertura finanziaria attraverso nuovi tagli lineari.

Meccanismo cervellotico. Ogni amministrazione deve provvedere a comunicare tassativamente entro il 30 aprile mediante piattaforma web gli “spazi finanziari” di cui ha bisogno per pagare gli arretrati ai fornitori. A parte   che è lecito qualche sospetto sul fatto che in 20 giorni tutti gli amministratori riescano ad approntare questa piattaforma web. Poi il ministero dell’Economia provvederà all’erogazione di prestiti a lungo termine di cui non si conoscono i tassi. I quali, a loro volta, potrebbero risultare alla lunga proibitivi per gli enti locali stessi con grave pregiudizio dei loro bilanci già oberati da vincoli e strettoie.