Fracking: perché in Europa no e in America sì

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 9 Gennaio 2013 - 08:00| Aggiornato il 10 Gennaio 2013 OLTRE 6 MESI FA
Come funziona il fracking

BRUXELLES – Fracking: il metodo di perforazione del sottosuolo che sta dando all’America il primato nel mercato energetico mondiale difficilmente potrà essere praticato in Europa.

Grazie allo sfruttamento delle riserve di petrolio e di gas non convenzionali gli Stati Uniti, secondo l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, nel 2020 supereranno l’Arabia Saudita e diventeranno il primo produttore di idrocarburi al mondo. Con tutte le sue conseguenze geopolitiche ed economiche.

Tutto questo grazie al fracking. Ma cos’è il fracking? Spiega Maria Rita D’Orsogna:

è una abbreviazione di “hydraulic fracturing” che significa fratturazione idraulica. Queste due parole racchiudono tutto il concetto del fracking: frantumare la roccia usando fluidi saturi di sostanze chimiche ed iniettati nel sottosuolo ad alta pressione. Il fracking è un modo “non convenzionale” per estrarre gas da roccia porosa di origine argillosa detta scisti (shale in inglese), le cui vacuità ospitano in prevalenza metano. Con le tecniche “tradizionali” questo gas non potrebbe essere estratto, visto che il gas è intrappolato in una miriade di pori sotterranei e la classica trivella verticale non arriverebbe ad aprirli tutti.

Con il fracking invece, giunti ad una certa profondità la trivella ed i fluidi di perforazione vengono direzionati orizzontalmente e l’alta pressione innesca una serie di microsismi frantumando la roccia e lasciando sprigionare il gas. Esistono varianti per petrolio, per geotermia e per metano intrappolato in carbone invece che in scisti, detto Coal Bed Methane.

Quali sono gli agenti chimici che vengono sparati sottoterra con il fracking? La risposta è in un rapporto sul fracking del Congresso Usa (scarica il pdf) datato aprile 2011:

Naftalene, benzene, toluene, xylene, etilbenzene, piombo, diesel, formadelhyde, acido solforico, thiourea, cloruro di benzile, acido nitrilotriacetico, acrylamide, ossido di propilene, ossido di etilene, acetaldehyde, Di (2-ethylhexyl) phtalati

Questo spiega come mai il fracking non sia molto simpatico agli ambientalisti e sia anche poco compatibile con la geologia e le normative ambientali europee. In America il fracking è stato incentivato dall’amministrazione Bush-Cheney, che con l’Energy Act del 2005 esentò questo metodo di perforazione dalle leggi di protezione ambientale e concesse le terre demaniali degli Stati centrali americani ai petrolieri. Il risultato è stato 20 mila pozzi di estrazione del gas aperti in pochissimi anni che daranno agli Usa energia garantita per i prossimi 100 anni.

In Europa c’è meno spazio, sia da un punto di vista geografico-geologico (la densità di abitanti per km quadrato è ben maggiore di quella degli Usa) che legislativo. Scrive Marco Magrini sul Sole 24 Ore:

Secondo la Schlumberger, il colosso dei servizi all’industria petrolifera, il costo di un pozzo in Polonia – non solo per la maggiore profondità – si aggira sugli 11 milioni di dollari, il triplo che negli Usa. Per di più, l’effettiva abbondanza di risorse è ancora incerta: nell’ultimo anno, la Shell ha abbandonato le attività in Svezia e la ExxonMobil quelle in Polonia, in quanto “non economiche”.

Inoltre – qualcosa più di un intoppo – ci sono le colossali differenze normative. L’Energy Act americano del 2005 autorizza di fatto il fracking, che invece è strettamente regolato in Inghilterra e in Polonia, è in regime di moratoria in Bulgaria, in Romania e nella Repubblica Ceca ed è bandito in Francia. In America ci sono gli incentivi fiscali, in Europa solo in Ungheria. Infine, mentre di là dall’oceano la proprietà del gas è del proprietario della terra (ben felice di monetizzare), da questo lato dell’Atlantico le risorse sono degli Stati.

Ma, nonostante le perplessità ambientali – negli Stati Uniti ci sono state falde acquifere contaminate dal metano e dalle sostanze chimiche usate per il fracking – l’Europa, soprattutto Stati dell’Est come Polonia e Ucraina, sta facendo qualche timido passo in direzione dei metodi di perforazione alternativa. Più del rischio geologico potè la paura di dipendere dal gas della Russia?