Diritto all’oblio, reputazione digitale: italiani meno interessati di francesi, inglesi e tedeschi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Maggio 2015 - 06:47 OLTRE 6 MESI FA
Diritto all'oblio, reputazione digitale: italiani meno interessati di francesi, inglesi e tedeschi

Diritto all’oblio, reputazione digitale: italiani meno interessati di francesi, inglesi e tedeschi

ROMA – In un anno di “diritto all’oblio” Google comunica di aver rimosso dal proprio motore di ricerca oltre 320 mila link, accogliendo quasi il 60% delle domande di cancellazione arrivate. Di queste solo 20 mila sono state le richieste provenienti dall’Italia, che è sembrato un Paese meno interessato alla reputazione digitale rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna.

È un primo bilancio quando sono passati 12 mesi dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue sul diritto all’oblio, che garantisce il diritto a vedere cancellati sui motori di ricerca i link a notizie su una persona ritenute “inadeguate o non più pertinenti”. Google ha ricevuto 254mila richieste e ha valutato l’eliminazione di 922mila link, rifiutandola nel 58,7% dei casi. Le domande inoltrate dall’Italia sono state meno di 20mila, mentre è Facebook il sito più colpito a livello Ue.

Dai dati forniti da Google emerge che gli italiani non si preoccupano molto della propria reputazione online. Dal 29 maggio 2014, quando la società ha iniziato a raccogliere le domande di rimozione, sono 19.126 le richieste inoltrate, inerenti a 65.856 link. Google ne ha respinte il 72,4%.

Sul fronte opposto si trovano i francesi con oltre 50 mila richieste e 174 mila link coinvolti, di cui il 48% è stato cancellato. I tedeschi hanno inoltrato 43 mila richieste su 164 mila link e sono stati accontentati nel 48,9% dei casi; gli inglesi 32mila richieste su 126mila link, ottenendo risposta positiva nel 37,6% dei casi. Tra i siti più colpiti il primo è Facebook con 6.805 link rimossi. Tra gli altri social network, Google+ è al sesto posto con 2.856 e Twitter al nono con 2.572. I link cancellati a video su YouTube sono poco meno di 4mila.

La sentenza. Il 13 maggio 2014 la Corte di Giustizia Europea ha emanato la sentenza che ha cambiato la storia di internet: garantisce agli utenti europei il diritto a vedere cancellati sui motori di ricerca i link riferiti ad informazioni personali ritenute “inadeguate o non più rilevanti”. Pochi giorni dopo, il 30 maggio, l’azienda di Mountain View ha aperto alle richieste dei cittadini europei. “Ci siamo anche impegnati seriamente per dare ai nostri utenti più controllo sui dati che raccogliamo e stiamo ragionando su come rendere questi strumenti più semplici da trovare e da utilizzare. Aspettatevi altre novità”, sottolinea un portavoce di Google.

Il dibattito. Al di là dei numeri, la sentenza ha aperto un dibattito globale sulla competenza territoriale della rimozione dei link. “Il diritto all’oblio va limitato all’Unione Europea”: è la conclusione a cui è arrivato il comitato di esperti incaricato da Google di esaminare gli effetti della sentenza. Una indicazione in contrasto con le linee guida dei Garanti Privacy europei che chiedono invece una efficacia extra-Ue. Dunque, la discussione non è finita qui.