Comunali, hanno perso.. i sindaci. Ripresentati 13, confermati 4. Cambi 16 su 27

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Giugno 2014 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA
Scheda elettorale (foto Lapresse)

Scheda elettorale (foto Lapresse)

ROMA – Nel generale rituale post elettorale italiano dove tutti, immancabilmente, rivendicano la vittoria e per questa esultano, un dato emerge chiaramente dai ballottaggi di domenica scorsa: i veri perdenti sono niente meno che… i sindaci. Hanno perso cioè i sindaci uscenti, a prescindere dal colore politico. Se ne sono ripresentati in 13 su 27 e solo 4 sono stati riconfermati, due di centro-destra (Ascoli Piceno e Teramo) e due di centro-sinistra (Terni e Ferrara). Gli altri sono stati bocciati da un elettorato che è diventato sempre più insofferente nei confronti di chi governa. Infatti in 16 capoluoghi su 27 il governo locale ha cambiato colore. I conti, precisi e puntuali come è suo solito, li fa Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore. Il senso dei conti è che forse i ribaltoni di Livorno e Pavia, di Perugia e Bergamo, di Padova e Pescara si spiegano anche e soprattutto così: chi era sindaco prima corre con l’handicap e 16 volte su 27, il 60 per cento circa, non arriva primo.

Governare non è mai stato un ottimo viatico per presentarsi agli elettori. Regola politica vuole che chi si presenta alle urne in veste di governante paga, nelle democrazie, un prezzo quasi fisiologico. Realtà valida soprattutto però per le elezioni prettamente politiche e molto meno per quello amministrative dove, spesso, almeno in Italia, gli amministratori locali vengono confermati anche grazie ad una sorta di rapporto che si instaura tra cittadini ed istituzioni locali. Ma così non è andata in queste elezioni 2014, anzi.

Se il Movimento5Stelle rialza la testa godendosi in particolare il successo insperato di Livorno, se il Pd rivendica la vittoria che effettivamente e numericamente ha conquistato (i 167 Comuni che prima erano 128), anche se ridimensionando il successo delle europee, e se persino Forza Italia può forse non sorridere ma certo vedere il futuro meno nero rispetto a due settimane fa grazie alla rara avis di Perugia , difficile è capire veramente chi ha vinto e chi ha perso in questi ballottaggi.

I numeri, che raramente mentono ma che non possono raccontare tutta la verità, dicono che a vincere è stato il Pd e il centrosinistra. Pd e alleati hanno infatti vinto in 19 capoluoghi su 27. Otto al primo turno e 11 al secondo. Cinque anni fa erano stati 15. Sono quindi indubbiamente cresciuti ma hanno perso male a Livorno, a Potenza e a Perugia, roccaforti del centro-sinistra, oltre che a Padova, Urbino e Foggia dove avevano vinto 5 anni fa. Anche al Nord, dove il Pd è andato obiettivamente benissimo e forse persino meglio, ha vinto in 6 capoluoghi su 7 ed ha vinto dovunque era all’opposizione. Ma ha perso a Padova dove governava.

E anche per il partito di Berlusconi i ballottaggi sono andati meglio di quanto potesse sperare l’ex cavaliere il 26 maggio. Nelle condizioni in cui si trova l’esito avrebbe potuto essere peggiore. Certo, bruciano le sconfitte in tutti i capoluoghi del Nord dove governava, soprattutto Bergamo e Pavia. Ma si può consolare con le vittorie a Padova, dove il sindaco sarà Massimo Bitonci della Lega, oltre che a Perugia, Urbino e Foggia. Cinque anni fa aveva vinto in 12 capoluoghi. Adesso sono 6 più Potenza.

Successi ed insuccessi, scorrendo la cartina dei comuni chiamati al voto, sembrano seguire una logica più legata al dato di chi governava rispetto ad una logica partitica. Come sottolinea Roberto D’Alimonte sul Sole24Ore: “I veri perdenti di queste elezioni sono i sindaci. Se ne sono ripresentati in 13 su 27 e solo 4 sono stati riconfermati, due di centro-destra (Ascoli Piceno e Teramo) e due di centro-sinistra (Terni e Ferrara). Gli altri sono stati puniti da un elettorato che è diventato sempre più insofferente nei confronti di chi governa. Alle europee il fenomeno non si è verificato grazie al fattore Renzi. Invece le amministrative hanno largamente punito le amministrazioni uscenti. In 16 capoluoghi su 27 il governo locale ha cambiato colore”.