Gli immigrati si sono fatti “italiani”: lavorano in nero e portano i soldi all’estero

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 30 Agosto 2011 - 14:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Raddoppio del contributo di solidarietà per i calciatori e una tassa più alta sulle rimesse degli stranieri che vivono in Italia. Questo il senso di due emendamenti che la Lega presenterà alla manovra appena partorita in casa Berlusconi ad Arcore. Ma, mentre l’idea di colpire i calciatori è assolutamente campata in aria, non si può tassare una singola categoria, si chiamerebbe discriminazione, e sarà quindi accantonata, il secondo emendamento leghista, oltre a qualche connotazione razzista, è figlio di un problema vero e concreto. Ed il problema, o fenomeno, è che ormai gli immigrati, molti di loro almeno, sono diventati “italiani”. Purtroppo però nel senso peggiore del termine, non hanno acquisito una cittadinanza, hanno assorbito una cultura: hanno imparato che si lavora in nero, si evadono le tasse, si fanno dichiarazioni mendaci al fisco e si munge l’Inps… proprio come gli italiani “veri”. E questo fa sì che la mole di denaro che viene inviata nei paesi di provenienza degli immigrati che da noi vivono sia spesso, in larga parte ancor prima di essere spedita oltre confine, sfuggita al fisco italiano.

L’idea di tassare maggiormente le rimesse degli immigrati che vivono nel nostro paese è una soluzione evidentemente pensata all’ingrosso e con intento punitivo più che di efficacia, ma il fisco non può ignorare questa nuova frontiera dell’evasione. L’immigrato si è ormai italianizzato, non dichiara tutto quello guadagna e, con il colpevole aiuto dei datori di lavoro nostrani, spesso lavora a nero, rinunciando sì a molti diritti, ma percependo allo stesso tempo somme di denaro assolutamente invisibili per il fisco. Più logico forse, più giusto sicuramente sarebbe colpire e cercare di eliminare il lavoro nero. Ma questa è una battaglia storicamente persa nel nostro paese dove il lavoro sommerso, immigrati o meno, si è sempre conservato la sua bella fetta di mercato. E allora la Lega, nella sua interpretazione anti immigrato, si è fatta carico, con l’emendamento in questione, di affrontare il problema. Anche se ha un che di storica nemesi vedere come il partito di Bossi cerchi di colpire proprio gli immigrati che più sono diventati “italiani”, che meglio si sono integrati anche con il modello di produzione “padano” che del fisco diffida oltre che con quello “calabro” dove il nero è il colore dominante dell’economia. Altro che esami di lingua, storia e cultura. Gli immigrati hanno imparato in fretta e bene quello che davvero serve per sentirsi a casa nel nostro paese, e i frutti li spediscono in paesi lontani. Sono, in parte ma in non trascurabile parte, capitali prima occultati al fisco e poi illecitamente esportati…Non torneranno, o faranno uno scudo fiscale anche per loro, magari al 3 per cento?