Ddl intercettazioni e dintorni. Anche un pretesto per imbavagliare la rete?

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 16 Ottobre 2009 - 20:30| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA
Viviane Reding, commissaria Ue ai media

Viviane Reding, commissaria Ue ai media

«Il diritto dei giornali all’uso e alla protezione delle loro fonti, compresi i tabulati che siano trapelati e venuti in loro possesso, è naturalmente uno dei principi fondamentali a garanzia dell’effettivo esercizio della libertà di stampa, di conseguenza qualsiasi restrizione o limitazione al giornalismo d’indagine può essere considerato come un grave attentato alla libertà di stampa…», chi ha scritto queste parole? Un radicale anti-italiano? Un giornalista straniero? L’odiato Eugenio Scalfari?

Risposte sbagliate, queste parole così chiare e così definitive, sono una parte della riposta che la commissaria europea per i media, la lussemburghese Viviane Reding, ha indirizzato alla europarlamentare del Pd Rita Borsellino che l’aveva interrogata sulla legge sulle intercettazioni predisposta dal ministro Alfano e che tante proteste ha suscitato e non solo in Italia.

Per altro la signora Reding non appartiene neppure alla schiera degli anti berlusconiani, anzi è stata più volte lodata dal governo in carica per il suo equilibrio e per la benevolenza che avrebbe riservato alle proprietà del presidente del consiglio e alla legge Gasparri.

Se la signora Reding è così preoccupata quali sentimenti dovremmo nutrire noi che, invece, continuiamo a pensare che la libertà di informazione in Italia sia afflitta quanto meno da una bronchite cronica?

Ci auguriamo tuttavia che la signora Reding, oltre a vigilare sulle intercettazioni, voglia tenere gli occhi ben aperti anche sulla Rete e dintorni. Da troppo tempo e in diversi paese europei, tra questi l’Italia, vengono annunciati progetti per mettere le brache alla rete, per ficcare il naso nella vita e nelle libertà dei gestori di siti e blog.

Naturalmente nessuno ha il coraggio di dirlo o di scriverlo apertamente. Tutti fingono di impugnare i sacri principi della lotta alla pornografia, alla pedofilia, ai poteri criminali, per arrivare poi a prevedere deleghe ai singoli governi affinché possano disporre di mezzi e misure straordinarie per intervenire sulla rete e sui singoli operatori.

L’Italia non fa eccezione già sono stati depositati progetti che tendono alla schedatura e alla registrazione di ogni sito e di ogni blog e alla loro equiparazione ai siti editoriali veri e propri.

Magari non se ne farà nulla, ma la tentazione di provarci ricompare puntualmente.

Per questa ragioni bene ha fatto Blitz a lanciare un primo allarme. Non si tratta di gridare “al lupo, al lupo” e neppure di farne una questione di schieramento o di semplice contrapposizione destra-sinistra, quanto piuttosto di non abbassare la guardia e di restare vigili per saper cogliere il più flebile segnale di pericolo.

Questo giornale farà la sua parte e, se e quando sarà necessario, chiamerà a raccolta quanti vorrebbero conservare uno spazio non ancora completamente stravolto da monopoli, abuso di posizioni dominanti, conflitti di interesse.